27 L’un de’ padron si chiamava Scirocco,
E l’altro Greco di buona dottrina;
Questo era tanto dolce ch’egli è sciocco;
Quell’altro è tristo, e di mala cucina:
Rinaldo a quel ch’è tristo dava un tocco;
Lievaci tosto e págati, e cammina.
Costui levar non gli vuol per niente,
Dicendo: Il tempo reo non lo consente.
28 E poi salvum me facche vuol far, prima
Ch’egli entrin drento, insino a un quattrino:
Morgante gli risponde per la rima:
Io metterò la nave e te a bottino.
Questo Scirocco non ne facea stima,
Ma ’l buono e ’l bel come, Pagol benino
Disse a Scirocco: Di levargli è buono,
Ch’io so che cavalier discreti sono.
29 Morgante fu per traboccar la nave,
Quando il piè pose all’una delle bande,
Tanto era smisurato e sconcio e grave:
Disse Scirocco: Tu se’ tanto grande,
Che non ti sosterrebbe dieci trave.
Disse Morgante: Aspetta alle vivande;
Che dirai tu se tu mi vedi a scotto?
E’ converrà che ci sia del biscotto.
30 Come il Sol sotto all’Ocean si cela,
Parve a Scirocco che buon vento sia;
E finalmente la nave fe vela,
E Greco intanto comanda la via:
Lucea la luna come una candela,
Un nugoluzzo sol non si vedia;
Con gran diletto quella notte vanno,
Chè del futuro, miseri, non sanno.
31 L’altra mattina il vento traditore
Salta in un punto alla nave per prua:
Caricon l’orza con molto furore,
E vanno volteggiando un’ora o dua:
Il vento cresce, e ripiglia vigore,
E ’l mar comincia a mostrar l’ira sua:
Cominciano apparir baleni e gruppi,
E par che l’aria e ’l ciel si ravviluppi.