22 E dice con Rinaldo: Egli è dovuto,
Al mio parer, tu cerchi d’aiutallo,
Chè per mio mezzo alle man gli è venuto
Colui che ti rubò già il tuo cavallo;
E per tuo amore anch’io gli detti aiuto,
E con lui insieme mi trovai a ’mpiccallo;
E di questi giganti n’ha morto uno,
Che son pur tuoi nimici, e sallo ognuno.
23 Per molte vie qui la ragion vi chiama,
Di non dover costui lasciar morire;
Chè pare un cavalier di molta fama,
Ed ha mostrato d’aver grande ardire.
Dunque il pastor bene ordina la trama,
Bench’e’ sia uso gli armenti a servire,
E star co’ tori, e co’ porci in pastura,
Chè tor non puossi quel che dà natura.
24 E molto piacque il suo dire a’ baroni,
E feciongli accoglienza grata e festa,
E dettongli cavallo ed altri doni,
Massimamente una leggiadra vesta:
E disson che tornassi a’ suoi stazzoni,1
A dir che la brigata fia là presta,
E confortassi da lor parte Gano,
Che presto sare’ liber lieto e sano.
25 Fecion costoro insieme parlamento,
Che si dovessi pur Gano aiutare;
E la città tutta ordinoron drento,
Chi si dovessi a governo lasciare;
Poi furono a cavallo in un momento,
E parve loro il meglio andar per mare:
E vannosene inverso la marina,
E il gran Morgante alle staffe cammina.
26 E portano un lion nel campo nero
Nello stendardo e in ogni loro arnese;
Questo fu di Rinaldo un suo pensiero,
Per esser là all’usanza del paese.
Arrivorno a un porto forestiero:
èvvi una nave stata forse un mese,
Che non voleva in mar mettersi drento
Perchè ’l nocchier, ch’è savio, aspetta il vento.