7 Piangendo va la sua disavventura
Per molti mesi, e per paesi strani;
Entrato un dì per una valle scura,
Quivi trovò certi pastor Pagani,
Che si dolean d’una lor sciagura,
Perch’eran sassinati come cani,
Rubati a forza da un gran pastore,
Ch’era tra lor quasi fatto signore.
8 Gan domandò chi questo pastor sia:
Egli risposon: Un che s’è arricchito,
Che ci fa spesso mala compagnia;
Perchè un Cristian fu già da lui tradito,
E tolsegli un caval, quand’e’ dormia,
Poi lo vendè; dond’egli è insuperbito,
Chè ne toccò dal mastro giustiziere
Tanto, che sempre potrà ben godere.
9 Il cavallo era d’un certo Rinaldo
De’ paladin di Francia del re Carlo:
E’ lo ’nvitò a mangiar questo ribaldo,
E non si vergognò poi di rubarlo:
Per questo egli è di que’ danari or caldo,
Che si vorre’altrettanto comperarlo,
Per impiccarlo poi. Gano ascoltava,
E domandò dove il pastore stava.
10 E’ gli mostrorno ove abitava questo:
Diceva Gan: Con meco ne verrete;
Non si potrebbe trovare un capresto?
Ch’io vo’impiccarlo, e voi m’aiuterete.
Un de’ pastor gli rispondeva presto:
Noi torrem la maestra della rete;
E finalmente trovorno il pastore:
Gan lo minaccia, e chiama traditore.
11 Dicea il pastor: Traditor non fu’ mai,
Sarei io forse mai Gan di Maganza?
Che t’ho io fatto, o chi cercando vai?
Non è d’ignun de’ miei tradire usanza.
Rispose Ganellon: Tu lo vedrai,
Poi che tu parli con tanta arroganza;
Tu se’ colui che rubasti il cavallo;
Pertanto io ti farò caro costallo.