177 I cittadini alfin s’accordâr tutti,
Che piglin la città sanza contesa,
Pur che non sien da Morgante distrutti;
E così resta Babillona presa,
E fu posto silenzio a molti lutti:
Però ch’egli era già la fiamma accesa,
E stavano i Pagani a veder poco,
Chè col battaglio morieno e col fuoco.
178 Orlando nel palazzo fu menato,
E posto in una sedia a grand’onore,
E quivi al modo lor fu coronato
Di Babillona e Soldano e Signore;
E molto il Veglio suo ebbe onorato,
Però che gli portava troppo amore,
E fecel grande Arcaito in Soria,
E governava lui la signoria.
179 Un dì ch’a spasso per la terra vanno,
Era salito in su ’n un torrione,
Come è usanza, un buon talacimanno.
Disse Morgante: Udite il corbacchione,
Che serra l’uscio, ricevuto il danno,
E viene a ringraziar testè Macone!
Non domandate, com’io mi colleppolo,21
Di farlo venir giù sanza saeppolo.22
180 E detto questo, il battaglio gittava,
E pose appunto la mira alla testa,
E pure il corbacchion lassù gridava:
Ecco il battaglio con molta tempesta,
Che ’l capo inverso gli orecchi pigliava,
Come Morgante disegnoe a sesta:
E mentre che gridava, glielo schiaccia,
E portollo alto più di cento braccia.
181 Or lasciam questi in Babillona stare,
E ritorniamo un poco a Montalbano,
Dov’era Antea, c’ha fatto imprigionare,
Come in l'altro cantar dicemo, Gano;
Ma per poter meglio il dir seguitare,
Preghiamo il ciel ci tenga la sua mano,
E direm tutto nel cantar futuro;
Guardivi il figlio di Gioseppe puro.