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canto decimonono. 69

122 E tutto il popol se ne maraviglia:
     Ognun verso Macon le mani alzava;
     La madre e ’l padre e l’altra sua famiglia
     D’orror ciascuno e capriccio tremava.
     Seguì più oltre la leggiadra figlia,
     E ’nverso il suo Morgante si voltava:
     Ed ogni cosa narrava costei
     Ciò che Morgante avea fatto per lei.

123 Come al principio e’ l’avea liberata
     Da quel gigante crudel malandrino,
     E come sempre l’aveva onorata
     E vezzeggiata per tutto il cammino;
     E sempre per la man l’avea menata,
     Sì come padre o fratello o cugino:
     E che tanto onestà servata avea,
     Che ’l nome suo non ch’altro non sapea.

124 E tante cose dicea di Morgante,
     Che ’l popol tutto correva a furore
     Abbracciar questo, e baciargli le piante;
     E Filomen gli pose tanto amore,
     Che in ogni modo volea che ’l gigante
     Con lui vivessi, e morissi signore.
     Morgante Filomen ringrazia assai,
     Dicendo: Sempre tuo servo m’arai.

125 E sempre sarò teco vivo e morto,
     Con l’anima e col corpo, pur ch’io possi:
     Io voglio a Babillona esser di corto,
     E sol per questo di Francia mi mossi,
     Ch’al conte Orlando farei troppo torto;
     Ma sempre mi comanda, dov’io fossi:
     E pur se Florinetta m’ama seco,
     Io mi starò due giorni ancor con teco.

126 Diceva Florinetta: Almeno un anno
     Con meco ti starai, Morgante mio.
     E così tutti grande onor gli fanno,
     Anzi adorato è da lor come Dio.
     Margutte e Florinetta il gusto sanno,
     E perch’ell'ha di piacergli disio,
     Disse a Margutte: Attendi alla cucina,
     Che sia provvisto ben sera e mattina.