Pagina:Pulci - Morgante maggiore II.pdf/71

68 il morgante maggiore.

117 Non riarò però la mia figliuola;
     Dicea fra sè, chè non la conoscia:
     Maravigliossi ch’ella sia sì sola,
     Dicendo: Questa è strana compagnia.
     Poi fermò gli occhi ove il disio pur vola,
     E gridò: Questa è Florinetta mia;
     Ma la fanciulla, che di ciò s’accorse,
     A abbracciar Filomen subito corse.

118 Or pensi ognun questo misero padre
     Quanto in quel punto fussi consolato;
     A questo grido correva la madre:
     E benchè Florinetta abbi mutato
     Il viso molto e sue membra leggiadre,
     Al primo tratto l’ha raffigurato;
     Ed abbracciò costei pietosamente,
     E per dolcezza par fuor della mente.

119 Il popol tutto con festa correva,
     Però che molto amato è Filomeno:
     Così in un tratto la sala s’empieva.
     Morgante, ch’era d’allegrezza pieno,
     A Filomeno in tal modo diceva:
     Ecco la figlia tua ch’io ti rimeno,
     E son contento più ch’io fussi ancora.
     Il perchè Filomen l’abbraccia allora.

120 Ma Florinetta postasi a sedere
     Allato al padre, e riposata alquanto,
     Diceva: O Filomen, stu vuoi sapere
     Del lungo errore e del mio grave pianto,
     E come io sia vivuta e ’n qual sentiere,
     E perchè il mio tornar tardato è tanto,
     Io ti dirò la mia disavventura,
     Ch’ancor pensando mi mette paura.

121 E cominciò dal dì ch’ella era uscita
     Della città, quand’ella andò soletta,
     A contar come ella fussi rapita,
     E strascinata trista e meschinetta;
     E quanto è stata afflitta la sua vita,
     E la catena che la tenea stretta,
     E com’ell’era dal lion guardata:
     Tanto che piange ognun che l’ha ascoltata.