117 Non riarò però la mia figliuola;
Dicea fra sè, chè non la conoscia:
Maravigliossi ch’ella sia sì sola,
Dicendo: Questa è strana compagnia.
Poi fermò gli occhi ove il disio pur vola,
E gridò: Questa è Florinetta mia;
Ma la fanciulla, che di ciò s’accorse,
A abbracciar Filomen subito corse.
118 Or pensi ognun questo misero padre
Quanto in quel punto fussi consolato;
A questo grido correva la madre:
E benchè Florinetta abbi mutato
Il viso molto e sue membra leggiadre,
Al primo tratto l’ha raffigurato;
Ed abbracciò costei pietosamente,
E per dolcezza par fuor della mente.
119 Il popol tutto con festa correva,
Però che molto amato è Filomeno:
Così in un tratto la sala s’empieva.
Morgante, ch’era d’allegrezza pieno,
A Filomeno in tal modo diceva:
Ecco la figlia tua ch’io ti rimeno,
E son contento più ch’io fussi ancora.
Il perchè Filomen l’abbraccia allora.
120 Ma Florinetta postasi a sedere
Allato al padre, e riposata alquanto,
Diceva: O Filomen, stu vuoi sapere
Del lungo errore e del mio grave pianto,
E come io sia vivuta e ’n qual sentiere,
E perchè il mio tornar tardato è tanto,
Io ti dirò la mia disavventura,
Ch’ancor pensando mi mette paura.
121 E cominciò dal dì ch’ella era uscita
Della città, quand’ella andò soletta,
A contar come ella fussi rapita,
E strascinata trista e meschinetta;
E quanto è stata afflitta la sua vita,
E la catena che la tenea stretta,
E com’ell’era dal lion guardata:
Tanto che piange ognun che l’ha ascoltata.