87 Noi reggerem, Morgante, insieme poco:
Da ora innanzi tra noi sia divisa
La compagnia, se tu non muti giuoco.
Morgante smascellava delle risa;
Bevve dell’acqua, e poi se n’andò al fuoco.
Margutte gli occhi a quella testa affisa,
Perché la fame non sentiva stucca,
E ’l me’ che può come ’l can la pilucca.
88 E borbottando s’acconcia a dormire;
Così Morgante, insin che in Oriente
Il sole e ’l giorno comincia apparire,
E vannosene insieme finalmente;
Margutte si volea da lui partire,
Ma la fanciulla lo fe paziente:
Non ci lasciar, dicea, tra questi boschi,
Tanto che almen qualcun uom riconoschi.
89 Dicea Margutte: Io ho sempre mai inteso,
Che ’gnun non si vorrebbe mai beffare:
Io mi vedea schernito e vilipeso,
E costui stava il dente a stuzzicare,
Come se proprio e’ non m’avessi offeso.
Questo non posso mai dimenticare:
E’ si poteva pur fare altrimenti,
Che sogghignare e stuzzicarsi i denti.
90 Questo faceva e’ sol per più dispetto!
Ch’era proprio il boccon rimproverarmi,
Come se fussi stato mio il difetto:
Pensa che conto e’ facea d’aspettarmi.
Dicea quella fanciulla: Io ti prometto,
Se infino al padre mio vuoi accompagnarmi,
Io ti ristorerò per certo ancora.
Margutte pur si racchetava allora.
91 A questo modo andati son più giorni,
Sanza trovare o case o mai persona;
Ma finalmente un dì busoni e corni
Senton sonar, sanza saper chi suona:
Eron certe casette come forni,
Dove era una villetta, ch’è assai buona,
All’uscir proprio delle selve fore,
E Filomen tenevon per signore.