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62 il morgante maggiore.

87 Noi reggerem, Morgante, insieme poco:
     Da ora innanzi tra noi sia divisa
     La compagnia, se tu non muti giuoco.
     Morgante smascellava delle risa;
     Bevve dell’acqua, e poi se n’andò al fuoco.
     Margutte gli occhi a quella testa affisa,
     Perché la fame non sentiva stucca,
     E ’l me’ che può come ’l can la pilucca.

88 E borbottando s’acconcia a dormire;
     Così Morgante, insin che in Oriente
     Il sole e ’l giorno comincia apparire,
     E vannosene insieme finalmente;
     Margutte si volea da lui partire,
     Ma la fanciulla lo fe paziente:
     Non ci lasciar, dicea, tra questi boschi,
     Tanto che almen qualcun uom riconoschi.

89 Dicea Margutte: Io ho sempre mai inteso,
     Che ’gnun non si vorrebbe mai beffare:
     Io mi vedea schernito e vilipeso,
     E costui stava il dente a stuzzicare,
     Come se proprio e’ non m’avessi offeso.
     Questo non posso mai dimenticare:
     E’ si poteva pur fare altrimenti,
     Che sogghignare e stuzzicarsi i denti.

90 Questo faceva e’ sol per più dispetto!
     Ch’era proprio il boccon rimproverarmi,
     Come se fussi stato mio il difetto:
     Pensa che conto e’ facea d’aspettarmi.
     Dicea quella fanciulla: Io ti prometto,
     Se infino al padre mio vuoi accompagnarmi,
     Io ti ristorerò per certo ancora.
     Margutte pur si racchetava allora.

91 A questo modo andati son più giorni,
     Sanza trovare o case o mai persona;
     Ma finalmente un dì busoni e corni
     Senton sonar, sanza saper chi suona:
     Eron certe casette come forni,
     Dove era una villetta, ch’è assai buona,
     All’uscir proprio delle selve fore,
     E Filomen tenevon per signore.