57 E fece al modo usato sfavillare
Un sasso, tanto ch’egli ebbon del fuoco:
Quivi Margutte si dava da fare,
Dicendo: L’arte mia fu sempre cuoco.
Comincia la camella a scaricare,
E la cucina assetta a poco a poco;
Poi s’accostava a un gran cerracchione7
E rimondollo, e fenne uno schidone.
58 E poi ch’egli ebbe assettato l’arrosto
E pien di certe gallozze e di ghiande,
Disse a Morgante: E’ ci manca ora il mosto:
Asséttati qua a volger così grande:
Io vo’ veder come l’acqua è discosto,
E ’ntanto tu arai cura alle vivande.
Morgante rise, e posesi a sedere
Perchè Margutte arrecassi da bere.
59 Margutte uscito un poco della via,
Un certo calpestio di lungi sente;
Fecesi innanzi a veder quel che sia:
Ode una bestia, e ’nsieme parlar gente;
Volle assaltargli e far lor villania,
Onde costor fuggîr subitamente:
Lasciâr la bestia, e due otri di vino,
Ch’avean pel bosco smarrito il camino.
60 Margutte si levò gli otri in ispalla,
Lasciò la bestia andar dove volea;
Torna a Morgante, e d’allegrezza galla,8
Però che il mosto all’odor conoscea:
Comincion la testuggine assaggialla:
Margutte disse ch’arsa gli parea;
Pargli mill’anni d’assaggiare il mosto;
E finalmente cavorno l’arrosto.
61 Come e’ furno assettati insieme a desco,
Morgante dette una gran tazza piena
Alla fanciulla c’ha ’l viso angelesco,
Di vin, che gli bastò per la sua cena;
Poi si succiò, che parve un uovo fresco,
Quel che rimase, in men che non balena;
E non potè Margutte esser sì attento,
Chè si succiò quegli otri in un momento.