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canto decimonono. 55

52 E sciolse alla fanciulla la catena,
     E disse: Andianne omai, dama gradita.
     Questa fanciulla d’allegrezza è piena,
     E spera ancor trovar suo padre in vita;
     Morgante per la man sempre la mena,
     Però ch’ell’era ancor pure stordita,
     E debol, pe’ disagi e per gli affanni
     Ch’avea sofferti, misera, molt’anni.

53 Dicea Margutte: Quel can traditore
     Per modo le costure m’ha trovate,
     Che non sarebbe cattivo sartore:
     Io ho tutte le rene fracassate.
     Disse Morgante: S’io non presi errore,
     E’ ti toccò di vecchie bastonate;
     Io ti senti’ spianare il giubberello,
     Mentre ch’i’ero alle man col fratello.

54 Così tutto quel giorno ragionando
     Vanno costoro insieme pel deserto;
     Ma da mangiar niente mai trovando,
     Ognun di lor già fame avea sofferto:
     Margutte vede, di lungi guardando,
     Chè il lume della luna era scoperto,
     Una testuggin ch’un monte pareva,
     E quel che fussi ancor non iscorgeva.

55 Ma dubitava s’ella è cosa viva,
     O facea caso l’imaginazione,
     Nè ancor dirlo a Morgante s’ardiva,
     Non si fidando di sua opinione;
     Ma poi che presso a questa fera arriva,
     Disse a Morgante: Questo compagnone
     Non vedi tu che ti vien già da fronte?
     Per Dio, ch’io dubitai che fussi un monte.

56 Disse Morgante: Ella è una testuggine,
     E mi parea di lungi un monticello.
     E cominciava a spiccargli la ruggine
     Col suo battaglio, e spezzargli il cervello.
     Non domandar se lieva le caluggine:
     Quella fanciulla godeva a vedello.
     Rotte le scaglie, e fracassate tutte,
     Disse: Del fuoco si vuol far, Margutte.