Pagina:Pulci - Morgante maggiore II.pdf/47

44 il morgante maggiore.

meno verisimiglianza degli altri, si pensa che l’italiano zingano venga dal tedesco zigeuner, che significa lo stesso; ed è voce originata da ziehen, che val far viaggio. Gli Arabi sono un popolo cotanto noto che me ne passo col dire soltanto che è proverbiale la lor mania del rubare. Gli Ussi finalmente erano popoli della Persia, de’ quali Scilate, che scrisse delle cose di Costantinopoli, racconta che si sparsero per l’Europa sotto l’imperio di Michele Traulo, e andavano predicendo il futuro, a guisa degli zingani. Onde il Volaterrano venne in sospetto che questi da quelli fosser discesi; ma quanto a questo ben nota il Tassoni, che tra gli Ussi e gli Zingani è un gran divario di nome.— trar pel dado. Tirare pel dado vale proverbialmente cominciare ora, o in quel punto; ed è tolta la metafora dal giuoco, quando si rimette alla sorte il vantaggio del tratto, della mano, o simili. Così il Vocabolario. Vedi ciò che intorno a questo proverbio dice il Minucci nelle noto al Malmantile, canto XII. st. 51.

185. scrignuta. Che ha lo scrigno, il quale è propriamente quel rilevato che hanno in sulla schiena i cammelli, e gli uomini gobbi, e che i Greci chiamavan κυρτός.

194. salina. Il luogo dove si cava e raffina il sale. Qui per sale assolutamente. — caluggine, è propriamente quella prima peluria che incominciano a metter gli uccelli nel nido, e anche quella lanugine che rimane sulla carne ad essi quando sono pelati. Viene da lanugo. — peruggine. Pero selvatico. Da pirum, perum, perugo, peruggine.





CANTO DECIMONONO.




ARGOMENTO.

     Di Morgante e Margotte una quistione
Fa tirare il calzino a due giganti,
Che data aveano in guardia ad un lione
Una fanciulla consumata in pianti.
Sì fattamente a sghignazzar si pone
Margutte, ch’a una scimia e’ crepa avanti.
Morgante a Babillona capitando,
La sottopone in compagnia d’Orlando.


1 Laudate, parvoletti, il Signor vostro,
     Laudate sempre il nome del Signore,
     Sia benedetto il nome del re nostro
     Da ora a sempre insin’all’ultime ore;
     Or tu, che insino a qui m’hai il cammin mostro,
     Del laberinto mi conduci fore,
     Sì ch’io ritorni ov’io lasciai Morgante,
     Con la virtù delle tue opre sante.