52 E per Delo, e per Delfo, e pel tuo Cinto
Ti priego che tu temperi la lira,
Per la tua bella Danne e per Jacinto,
E quel furor, che sentì già, respira,
Ismaro, e Cirra, Pindo ed Aracinto;
Tanto che quel temerario Tamira
E Marsia invidia abbia alla cetra nostra,
Mentre che Carlo ancor vivo si mostra.
53 In Aquisgrana un certo citarista
Era in quel tempo, Lattanzio7 appellato,
Molto gentil, molto famoso artista:
Per la qual cosa in alto fu montato,
Raccolto molte cose in una lista,
Della vita di Carlo ammaestrato;
E innanzi ad Alcuin cantando disse
Ciò che Turpino ed Ormanno già scrisse.
54 E cominciossi a Carlo giovinetto,
Come già sendo del regno cacciato,
Morto Pipino il padre, poveretto,
Con un pastore ha l’abito scambiato;
E come e’ fu chiamato il Mainetto
In corte, ove Galafro l’ha accettato:
E come e’ fussi a lui menato, e quando
Da un suo balio chiamato Morando.
55 E come Gallerana innamorata,
Dopo alcun tempo a lui si fece sposa,
E come in Francia l’aveva menata;
Poi dimostrò la sua virtù nascosa
Quando egli ebbe la patria racquistata,
E la corona in testa gloriosa:
Perchè Pipino il suo padre fu morto
Da Oldorigi a tradimento a torto.
56 E come, essendo in Italia venuto,
Con molta gente il mar passò Agolante,
Per un buffone al quale ebbe creduto;
E disse le battaglie tutte quante:
E come Carlo da Almonte abbattuto,
Orlando, che anco era un piccol fante,
Uccise finalmente questo Almonte
Con un troncon di lancia a una fonte.