42 Sempre i giusti son primi i lacerati:
Io non vo’ ragionar più della fede;
Ch’io me ne vo poi in bocca a questi frati,
Dove vanno anche spesso le lamprede;
E certi scioperon pinzocorati
Rapportano: il tal disse, il tal non crede;
Donde tanto romor par che ci sia:
Se in principio era buio, e buio fia.
43 In principio creò la terra e il cielo
Colui che tutto fe’ qual sapiente,
E le tenebre al Sol facevon velo;
Non so quel che si fia poi finalmente
Nella revoluzion del grande stelo;
Basta che tutto giudica la mente:
E se pur vane cose un tempo scrissi, Contra hypocritas tantum, pater, dissi.
44 Non in pergamo adunque, non in panca
Reprendi il peccator; ma quando siedi
Nella tua cameretta, se e’ pur manca.
Salite colassù col piombo a’ piedi:
La fede mia come la tua è bianca,
E farotti vantaggio anche due Credi;
Predicate e spianate lo Evangelio
Con la dottrina del vostro Aurelio.
45 E sde alcun susurrone è che v’imbocchi,
Palpate come Tomma, vi ricordo,
E giudicate alle man, non agli occhi,
Come dice la favola del tordo:
E non sia ignun più ardito che mi tocchi,
Ch’io toccherò poi forse un monacordo,
Ch’io troverrò la solfa e’ suoi vestigi;
Io dico tanto a’ neri, quanto a’ bigi.
46 Vostri argumenti e vostri sillogismi,
Tanti maestri, tanti bacalari,
Non faranno con loica o sofismi,
Ch’alfin sien dolci i miei lupini amari;
E non si cercherà de’ barbarismi,
Ch’io troverrò ben testi che fien chiari:
Per carità per sempre vi sia detto,
E non si dirà poi più del sonetto.