162 Questa parola fa ch’ognuno ascolta;
Gan si turbò, che gli parve sentire:
Orlando suona la seconda volta.
Carlo dicea: Pur questo che vuol dire?
Rispose Gan: Suona forse a raccolta,
Perchè la caccia sarà in sul finire:
Da poi ch’ognun qui tace, io ti rispondo;
Che pensi tu, che rovini là il mondo?
163 E’ par che ancor tu non cognosca Orlando,
Tanto che quasi ci hai messo sospetto;
Ch’ogni dì debbe pe’ boschi ir cacciando
Con Ulivieri e col suo Sansonetto:
Non ti ricorda un’altra volta, quando
In Agrismonte, sendo giovinetto,
Ogni dì era o con orsi alle mani,
O porci, o cervi, o cavriuoli, o dani?
164 Ma poi che Orlando alla terza risuona,
Perch'e’ sonò tanto terribilmente,
Che fe’ maravigliare ogni persona;
Carlo, il qual era a sua posta prudente:
Quel corno disse alla fine m’intruona
L’anima e ’l cuore, e fa tremar la mente,
Ed altra caccia mi par che di bosco:
Duolmi che tardi i miei danni conosco.
165 Io mi son risvegliato d’un gran sogno,
O Gano, o Gano, o Gan; tre volte disse;
Di me stesso e non d’altri mi vergogno,
A non creder che questo m’avvenisse;
D’aiuto e di consiglio è qui bisogno,
Chè s’apparecchian dolorose risse.
Voi siete, dico, mondi, ma non tutti,
E parmi or tempo a giudicare a’ frutti.
166 Pigliate adunque questo traditore:
Meglio era al mondo e’ non fussi mai suto;
O scelerato, o crudel peccatore!
Misero a me, che son tanto vivuto!
O quanto ha forza un ostinato errore!
O Malagigi, or t’avessi io creduto!
Omè, tu eri pur del ver pronostico;
Ed è ragion se il duol mi par più ostico.