157 E dopo lunga e dolce salmodia,
Ad alte voce udîr cantar Tedeo, Salve Regina, Virgo alma Maria;
E guardavano in su come Eliseo,
Quando il carro innalzar vide di Elia;
O come tutto stupido si feo
Moisè, quando il gran rubo17 gli apparse;
Insin che al fine ogni cosa disparse.
158 Sì che di nuovo un altro tuon rimbomba,
Che fu proprio la porta in sul serralla;
Poi si sentì come un rombar di fromba,
E pareva di lungi una farfalla:
Ecco apparire una bianca colomba,
E posossi a Turpino in su la spalla,
A Rinaldo, a Terigi, a Ricciardetto:
Or qui di gaudio ben traboccò il petto.
159 Donde Turpino opinion qui tenne,
Che questa fusse l’anima d’Orlando;
E che la vide con tutte le penne
In bocca entrargli veramente, quando
Carlo quel dì poi in Roncisvalle venne,
E ch’e’ richiese l’onorato brando:
E bisognoe che Orlando vivo fossi,
Chè innanzi a lui ridendo inginocchiossi.
160 E poi che son così soli rimasi,
Rinaldo e gli altri, dopo lungo pianto,
E’ s’accordorno i dolorosi casi
Carlo sentissi ben ch’e’ venga intanto:
Ma Terigi era come morto quasi
Per gran dolor; pur, riposato alquanto,
A tutti parve, che montassi in sella,
E che portassi la trista novella.
161 Dunque Terigi da lor s’è partito,
E lascia il suo signore Orlando morto.
Or ritorniam, ch’io non paia smarrito,
A Carlo e la sua gente a Piè di Porto;
Che, come il corno sonare ha sentito,
Subito parve del suo danno accorto,
E disse a Namo ed agli altri d’intorno:
Udite voi, com’io, sonare il corno?