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372 il morgante maggiore.

132 Intanto giù per quel lampo apparito,
     Un certo dolce mormorio soave,
     Come vento talvolta, fu sentito
     Venire in giù, non qual materia grave:
     Orlando stava attonito e contrito:
     Ecco quell’Angel che a Maria disse Ave,
     Che vien per grazia de’ superni Iddei,
     E disse un tratto: Viri galilei.

133 Poi prese umana forma, e in aria stette,
     E innanzi al conte Orlando inginocchiato,
     Disse queste parole benedette:
     Messaggio sono a te da Dio mandato,
     E son colui che venni in Nazzarette,
     Quando il vostro Gesù fu incarnato
     Nella Vergine santa, che dimostra
     Quant’ell’è in Ciel sempre avvocata vostra.

134 E perch’io amo assai la umana prole,
     Come piace a chi fece quel pianeta,
     Ti porterò lassù sopra quel sole,
     Dove l’anima tua fia sempre lieta:
     E sentirai cantar nostre carole,
     Perchè tu se’ di Dio nel mondo atleta,
     Vero campion, perfetto archimandrita
     Della sua gregge sanza te smarrita.

135 Sappi che in Ciel fu bene esaminata
     La tua giusta devota orazion latria,15
     Ch’a tutti i santi e gli angeli fu grata,
     Sendo tu cittadin di quella patria;
     E perchè la sua insegna hai onorata,
     E spento quasi in terra ogni idolatria,
     Dio t’essaudirà pe’ tuo’ gran meriti;
     Chè scritti son tutti i tempi preteriti.

136 Però che t’ha veduto giovinetto
     A Sutri, ove più volte perturbasti
     La corte del tuo Carlo a tuo diletto,
     E ciò che in Aspramonte adoperasti,
     E in Francia, e poi in Ispagna;: e Sansonetto
     E tanti nella Mecche battezzasti;
     E reducesti al figliuol di Maria
     Gerusalemme, e Persia, e la Soria.