92 E benchè i Saracin fugghino all’erta,
Un macco ne facea da Filistei;
E quante volte calava Frusberta,
Non ne faceva cader men che sei:
Tanto che fia più d’una tomba aperta,
Chè, come dice Benedetto Dei,
E’ se n’andranno in qualche buco strano
A sentir sotto come nasce il grano.
93 Mostrava ancor tutto affannato e stanco
Anselmo pur la sua virtù perfetta;
Ma Mattafirro gli venne dal fianco,
E dette al suo caval con un'accetta;
Tanto che in terra il fece venir manco,
E poi gli corse addosso con gran fretta;
E finalmente gli cavò fuor l’elmo:
In questo modo uccise il conte Anselmo.
94 Rimontò a caval quel Mattafirro,
Colpi menando disperati e forti;
Rinaldo lo sgridoe poi come un birro,
Dicendo: Fama a tuo modo riporti,
Non altrimenti che Marcello o Pirro,
Uccider sanza elmetto uomini morti.
E trasse un tondo di maestro vecchio,
Che il capo portò via sopra l’orecchio.
95 E poi trovò nella zuffa Fidasso,
Che faceva il leprone e ’l piccinaco12
Tra gente e gente, e va col capo basso
Per la battaglia diguazzando il laco;
Perchè e’ sentia di Rinaldo il fracasso,
Che par per Libia indiavolato un draco:
Ma pure un tratto Fidasso fidossi,
Tanto che in terra per sempre acquattossi.
96 Il caval si rizzò di Ricciardetto,
Indrieto sì, ch'e’ convien che rovesci,
E con l’arcion se gli posa in sul petto:
E’ Pagan sotto frugavano a’ pesci
Con lance e dardi; e restava in effetto
Morto, ch’un tratto non potea dir mesci;
Se non che Orlando le cinghie e ’l cavallo
Tagliò in un colpo, e poi fece rizzallo.