104 E fece il campo rinfrescare intanto
E rassettar, chè n’aveva bisogno;
E poi dicea con Rinaldo da canto:
O fratel mio, tanto vederti agogno,
Che quando io t’ho ben rimirato alquanto,
Io penso pur s’io ti parlo qui in sogno:
Ringrazio il cielo, e più altro non chieggio,
Che innanzi alla mia morte io ti riveggio.
105 Vorrei che tu m’avessi in altro modo
Trovato, a venir qua fin dello Egitto;
Pur tuttavolta di vederti godo,
E par ch’e’ fugga ogni pensiero afflitto:
E benchè io non mi dolga, anche non lodo
Che tu non m’abbi, è tanto tempo, scritto;
Quantunque doppio sia questo conforto,
Vederti vivo, ov’io pensavo morto.
106 Sappi ch’io t’ho più lettere mandate,
Disse Rinaldo, e così Ricciardetto;
Ma non sono a buon porto capitate,
Ed ogni cosa quel demone ha detto:
Or lasciam le parole addentellate,
Chè tutto il mondo qua ti veggo a petto:
Dimmi, cugin, quel che tu vuoi ch’i’ faccia,
Chè 'l tempo è breve, e fortuna minaccia.
107 Quel traditor, non dico di Maganza,
Anzi Marsilio, anzi altro Scariotto,
Rispose Orlando, ci dette speranza
Di far la pace, e inganno v’era sotto:
Così con questa pitetta9 leanza,
Carlo aspetta a San Gianni il sempliciotto,
Ed io qui venni per certo tributo,
Il qual tu vedi in che modo è venuto.
108 Poi che tu ti partisti, ed io rimasi,
Par che il ciel sopra me disfoghi ogni ira,
E mi sono avvenuti i più stran casi,
Che la fortuna, che in più modi gira,
Tanti non credo che ne intenda quasi;
Onde l’anima mia sempre sospira,
Ch’io so che mi persegue un gran peccato,
Del qual più tempo è ch’io ho dubitato.