64 Orlando aveva nel suo colonnello
Di Normandia quel possente Riccardo,
E Guottibuoffi, e ’l conte Anselmo, quello
Che tanto fu questo giorno gagliardo,
Avolio, Avin, Berlinghieri e ’l fratello,
E Sansonetto e ’l buon duca Egibardo,
E tutti gli altri paladin di Francia,
Gente ch’ognun porterà ben sua lancia.
65 Or quando Orlando e la schiera si mosse,
Pensa chi legge, che il furore e ’l rombo
Di Vulcan parve la fucina fosse;
Tanto ch’a Giove n’andò su il rimbombo,
E Marte credo nel ciel si riscosse:
E tante lance si calorno a piombo,
Ch’un vento par ch’ogni cosa abbattessi,
E il cielo e ’l mondo e l’abbisso cadessi.
66 Falseron, ch’avea tanto desiato
Di ritrovarsi alle man con Orlando,
Fu d’un altro proposito mutato,
Quando e’ lo vide venir furiando,
Che Lucifer pareva scatenato:
Appollin, disse, io mi ti raccomando,
Non mi lasciar così morire in fretta,
Lasciami far del mio figliuol vendetta.
67 Ma come Orlando a Falseron fu presso:
O traditor, gridò di lunge forte,
questo non è quel che mi fu promesso,
Di perdonar di Ferraù la morte;
Or si cognosce traditore espresso
Il tuo Marsilio e tutta la sua corte,
Che si vorrebbe con teco impiccarlo;
Questo è il tributo che s’aspetta a Carlo?
68 Non ti vergogni d’avermi tradito,
E dato il bacio come Scariotto,
Quando di Francia ti fusti partito?
E non si vide mai crucciato o rotto
Orlando, quanto quel dì fu sentito;
Poi lasciava la lancia andar di botto,
E prese Falserone appunto al petto,
Gridando: Or chiama il tuo can Macometto.