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322 il morgante maggiore.

39 Io veggo un nuvoletto in aria, un nembo,
     Che certo vien per voi di paradiso;
     E già di Micael si scuopre un lembo,
     Tal ch’io non posso contemplarlo fiso:
     Parmi vedervi giubilare in grembo
     Di quello Amor che tutto applaude in riso,
     Come que’ padri giù nel sen d’Abramo,
     E che tutti già in ciel felici siamo.

40 Però vi do la mia benedizione;
     E come tutti assolverà Turpino,
     è fatta in ciel la nostra assoluzione.
     E detto questo, pigliò Vegliantino,
     E saltò della terra in su l’arcione,
     E disse: Andianne al popol saracino.
     E pianse in sul cavallo amaramente,
     Quando e’ rivide tutta la sua gente.

41 E disse un’altra volta: O dolorosa
     Valle, che presto i nostri casi avversi
     Faran per molti secoli famosa,
     Tanto sangue convien sopra te versi,
     Tu sarai ricordata in rima e in prosa;
     Ma se preghi mortal mai giusti fersi,
     Virgine, i servi tuoi ti raccomando,
     E non guardare al peccatore Orlando.

42 Intanto l’arcivescovo segnava,
     E tutta quella gente benedisse;
     E dice: Io vi perdono; e confortava,
     Ch’ognun pel suo Gesù lieto morisse.
     Così piangendo l’un l’altro abbracciava,
     E poi la lancia alla coscia si misse;
     E la bandiera innanzi era di Almonte,
     La qual fue acquistata in Aspramonte.

43 Ora ecco la gran ciurma de’ Pagani,
     Che Falserone ha presso i suoi stendardi,
     Ch’eran tutti calati giù ne’ piani,
     E dicea: Questi Franciosi e Piccardi,
     Quando in su’ campi saremo alle mani,
     Tosto vedren se saranno gagliardi;
     Oggi fia vendicato il mio figliuolo:
     E minacciava il conte Orlando solo.