259 Questa città di Tolletto solea
Tenere studio di nigromanzia:
Quivi di magica arte si leggea
Publicamente e di Piromanzia;
E molti geomanti sempre avea,
E sperimenti assai d'Idromanzia,
E d’altre false opinion di sciocchi,
Come è fatture o spesso batter gli occhi.
260 Dicea quel nigromante: Sai tu chiaro,
Che questo sia il signor di Montalbano?
Se così fusse, e’ non ci fia riparo.
Disse lo spirto: Egli attraversa il piano,
Chè que’ demoni ne’ cavalli entraro,
E van per bricche, e d’ogni luogo strano
Sempre a traverso, e folgor par che sieno,
E domattina in Roncisvalle fieno.
261 Disse il maestro: Sai tu ignun rimedio,
Che si potessi impedire il cammino
In qualche modo, e di tenergli a tedio?
Rispose Rubicante: Io m’indovino,
Che presto aranno dalla sete assedio
I lor cavalli a un certo confino,
Dove bisogna attraversare un monte,
Sopra il qual nella cima è una fonte.
262 Credo che a questa si riposeranno,
Ed aran voglia di mangiare e bere,
Però che molto affannati saranno;
Io posso adunque loro persuadere
Di dar bere a’ cavalli; e se beranno,
Quasi a piè questi vedrai rimanere,
E non saranno in Roncisvalle a tempo,
Ché la battaglia fia doman per tempo.
263 Perché quel santo che Galizia onora
Arrivò una volta a quella fonte
Tutto affannato, come fien questi ora,
E riposossi e lavossi la fronte;
Onde un pastor, che nol cognosce e ignora,
Che guardava le capre in su quel monte,
Gli disse: Peregrin, mal se’ venuto
A questa fonte, se tu v’hai beuto.