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298 il morgante maggiore.

259 Questa città di Tolletto solea
     Tenere studio di nigromanzia:
     Quivi di magica arte si leggea
     Publicamente e di Piromanzia;
     E molti geomanti sempre avea,
     E sperimenti assai d'Idromanzia,
     E d’altre false opinion di sciocchi,
     Come è fatture o spesso batter gli occhi.

260 Dicea quel nigromante: Sai tu chiaro,
     Che questo sia il signor di Montalbano?
     Se così fusse, e’ non ci fia riparo.
     Disse lo spirto: Egli attraversa il piano,
     Chè que’ demoni ne’ cavalli entraro,
     E van per bricche, e d’ogni luogo strano
     Sempre a traverso, e folgor par che sieno,
     E domattina in Roncisvalle fieno.

261 Disse il maestro: Sai tu ignun rimedio,
     Che si potessi impedire il cammino
     In qualche modo, e di tenergli a tedio?
     Rispose Rubicante: Io m’indovino,
     Che presto aranno dalla sete assedio
     I lor cavalli a un certo confino,
     Dove bisogna attraversare un monte,
     Sopra il qual nella cima è una fonte.

262 Credo che a questa si riposeranno,
     Ed aran voglia di mangiare e bere,
     Però che molto affannati saranno;
     Io posso adunque loro persuadere
     Di dar bere a’ cavalli; e se beranno,
     Quasi a piè questi vedrai rimanere,
     E non saranno in Roncisvalle a tempo,
     Ché la battaglia fia doman per tempo.

263 Perché quel santo che Galizia onora
     Arrivò una volta a quella fonte
     Tutto affannato, come fien questi ora,
     E riposossi e lavossi la fronte;
     Onde un pastor, che nol cognosce e ignora,
     Che guardava le capre in su quel monte,
     Gli disse: Peregrin, mal se’ venuto
     A questa fonte, se tu v’hai beuto.