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282 il morgante maggiore.

179 Ed evvi un re, chiamato Chiariello
     Di Portogallo, e il re Margheritonne,
     Balsamin, Fieramonte, e ’l re Fiorello,
     E Buiaforte, e il gran re Sirionne,
     E tanti altri signori in un drappello,
     Che tanti mai non ne vide Ilionne;
     L’ultima schiera fu di Balugante,
     Col resto delle gente tutte quante.

180 Io chiamo qui Turpin mio testimonio,
     Trecento mila è questa schiera terza;
     Quivi era l’Arcaliffa, e ’l re Grandonio,
     Che portava un baston come una sferza
     Con certe palle, e pareva un demonio
     Nero, e con questo baston non ischerza;
     E chi ’l vedeva sanza l’elmo in faccia,
     Dicea: Quel garre, e bestemmia, e minaccia.

181 Orlando in Roncisvalle era venuto
     Con la sua schiera usata anticamente,
     Ed aspettava Marsilio e ’l tributo,
     Che verrà presto sì miseramente:
     Il campo in ogni parte è sprovveduto,
     E già per tutto era sparta la gente:
     Orlando a spasso, per darsi diletto,
     Ispesso andava col suo Sansonetto.

182 E Sansonetto, figliuol del Soldano,
     Era del conte Orlando innamorato,
     Che per suo amore era fatto Cristiano,
     Allor che nella Mecca fu arrivato;
     E sempre lo seguia per monte e piano,
     Tanto che spesso il Soldan fu ammirato:
     Ma Ulivier pur mal contento stassi
     E confortava il campo s’afforzassi.

183 Aveva il re Marsilio già mandato
     Molti cammelli innanzi, e vettovaglia,
     E Bianciardin con essi era arrivato
     Appunto il dì dinanzi alla battaglia;
     E molto avea Orlando confortato
     Di pace, e d’ogni cosa lo ragguaglia,
     E che volessi il re Marsilio amico,
     E lasciar questa volta ogni odio antico.