179 Ed evvi un re, chiamato Chiariello
Di Portogallo, e il re Margheritonne,
Balsamin, Fieramonte, e ’l re Fiorello,
E Buiaforte, e il gran re Sirionne,
E tanti altri signori in un drappello,
Che tanti mai non ne vide Ilionne;
L’ultima schiera fu di Balugante,
Col resto delle gente tutte quante.
180 Io chiamo qui Turpin mio testimonio,
Trecento mila è questa schiera terza;
Quivi era l’Arcaliffa, e ’l re Grandonio,
Che portava un baston come una sferza
Con certe palle, e pareva un demonio
Nero, e con questo baston non ischerza;
E chi ’l vedeva sanza l’elmo in faccia,
Dicea: Quel garre, e bestemmia, e minaccia.
181 Orlando in Roncisvalle era venuto
Con la sua schiera usata anticamente,
Ed aspettava Marsilio e ’l tributo,
Che verrà presto sì miseramente:
Il campo in ogni parte è sprovveduto,
E già per tutto era sparta la gente:
Orlando a spasso, per darsi diletto,
Ispesso andava col suo Sansonetto.
182 E Sansonetto, figliuol del Soldano,
Era del conte Orlando innamorato,
Che per suo amore era fatto Cristiano,
Allor che nella Mecca fu arrivato;
E sempre lo seguia per monte e piano,
Tanto che spesso il Soldan fu ammirato:
Ma Ulivier pur mal contento stassi
E confortava il campo s’afforzassi.
183 Aveva il re Marsilio già mandato
Molti cammelli innanzi, e vettovaglia,
E Bianciardin con essi era arrivato
Appunto il dì dinanzi alla battaglia;
E molto avea Orlando confortato
Di pace, e d’ogni cosa lo ragguaglia,
E che volessi il re Marsilio amico,
E lasciar questa volta ogni odio antico.