164 Disse il diavol: Ricciardetto ha seco,
Per quel ch’io veggo, un leggiadro cavallo
Che gliel donò lo imperator là greco,
E non vorrebbe a ’gnun modo lasciallo;
Però, se in groppa a Baiardo lui reco,
Questo destrier non potre’ seguitallo:
Ma per servirti ho pensato il rimedio.
165 Io dirò per tua parte a Rubicante
Che porti Ricciardetto, o a Farferello,
Che tentano un signor là di Levante
Perchè e’ voleva battezzarsi quello:
Tu se’ tanto famoso nigromante,
Che sanza mostrar libro o altro anello,
Per compiacerti, dello infernal chiostro
Verrebbe Belzebù principe nostro.
166 Disse Malgigi: Se non vien costretto,
Potrebbe questo spirito ingannarmi,
E gittare in un fiume Ricciardetto;
Dimmi, Astarotte, s’io posso fidarmi.
Disse Astarotte: Non aver sospetto,
Non ti bisogna adoperare altr’armi;
E nota una parola, che ignun saggio
Non fa mai cosa a suo disavvantaggio.
167 Tu potresti cacciarlo in qualche tomba,
Ma non bisogna, chè ti stima ed ama,
Tanto il tuo nome giù fra noi rimbomba;
E vuolsi in ogni loco amici e fama.
Poi si partì, che parve d’una fromba
Quando il sasso esce, che per l’aria esclama;
Anzi folgore proprio par che fosse;
E la terra tremò, quando e’ si mosse.
168 Or lasciam Astatte andar per l’aria,
Che questa notte troverrà Rinaldo:
La nostra istoria è sì fiorita e varia,
Ch’i’ non posso in un luogo star mai saldo;
E non sia altra oppinion contraria,
Chè troppe belle cose dice Arnaldo;
E ciò che dice, il ver con man si tocca,
Che mai bugia non gli esce di bocca.