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276 il morgante maggiore.

149 E presciti imperfetti e con peccati;
     E tu di’ ch’egli è giusto e tanto pio,
     E non c’è spazio a esservi emendati:
     E par che partigian si mostri Dio
     Degli angeli che son lassù restati,
     Che conobbon il ver dal falso e ’l rio,
     E se il fine era o tristo o salutifero,
     E non seguiron, come voi, Lucifero.

150 Crucciossi com'un diavol Astarotte,
     Poi disse: E’ non amò più Micaelle,
     Che Lucifer, quel giusto Sabaotte,
     E non creò Cain peggior che Abelle;
     Se l’un superbo è poi più che Nembrotte,
     L’altro è tutto disforme a Gabrielle,
     E non si pente e non esclama Osanna,
     Libero arbitrio l’uno e l’altro danna.

151 Questo fu quel che ci ha dannati tutti,
     E lungo tempo per la sua clemenzia
     Ci comportò, per non ci far sì brutti,
     Insino al termin della penitenzia;
     E non possiam più in grazia esser redutti,
     Chè giusta è data la nostra sentenzia:
     E non ci tolse il proveder suo il tempo,
     Chè la grazia al ben far fu sempre a tempo.

152 Giusto è il Padre e ’l Figliuolo, e giusto il Verbo;
     E fu con gran pietà la sua giustizia,
     E non fu men d’ingrato che superbo
     Il peccato di tutti e la malizia;
     E non si pente il nostro animo acerbo,
     Però che ciò che dal volere inizia,
     Cognosciuto il ver prima per sè stesso,
     Non tentato d’alcun, mai fu dimesso.

153 Non cognobbe Adam vostro il suo peccato,
     Però dimessa fu questa fallenza,
     Perchè il serpente l’aveva tentato:
     Dispiacque sol la sua disobbedenza;
     Però di Paradiso fu cacciato,
     E riservato della penitenzia
     La grazia, e pace della sua discordia,
     E l’olio ancor della misericordia.