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274 il morgante maggiore.

139 Non so se a questi dì tu hai ben notate
     Quelle comete che sono apparite,
     Veru e Dominus, Ascone appellate,
     Che mostran tradimenti e guerre, e lite,
     E morte di gran principi, e magnate:
     Ed anche queste mai non son mentite.
     Sì che a me par, per quel ch’io intendo e veggio,
     Che s’apparecchi quel ch’io dico, e peggio.

140 Quel che Gan con Marsilio abbi trattato,
     Non so, ch’io non v’avea la mente volta;
     Credo che sia quel ch’egli è sempre stato,
     Però questa fatica mi sia tolta:
     E so ch’un seggio è per lui preparato,
     E s’io ho la sua vita ben raccolta,
     Piangerà le sue colpe in sempiterno
     Tosto l’anima trista nello inferno.

141 Diceva Malagigi: Tu m’hai detto
     Un punto che mi tien tutto confuso,
     Che il Figliuol tutto non sappi in effetto;
     Io non intendo il tuo parlar qui chiuso.
     Disse Astarotte: Tu non hai ben letto
     La Bibbia, e parmi con essa poco uso;
     Che, interrogato del gran dì il Figliuolo,
     Disse che il Padre lo sapeva solo.

142 Or nota, Malagigi, se tu vuoi
     Ch’io dica pur la mia diffinizione,
     E domanda i teologi tuoi poi:
     Voi dite: in una essenzia tre persone,
     Ovvero una sustanzia, e così noi,
     un atto puro sanza ammistione;
     Però che questo di necessitate
     Convien che sia quel che tutti adorate.

143 Un motor donde ogni moto deriva,
     Un ordin donde ogni ordin sia construtto,
     Una causa a tutte primitiva,
     Un poter donde ogni poter vien tutto,
     Un foco donde ogni splendor s’avviva,
     Un principio onde ogni principio è indutto,
     Un saper donde ogni sapere è dato,
     Un bene donde ogni bene è causato.