139 Non so se a questi dì tu hai ben notate
Quelle comete che sono apparite,
Veru e Dominus, Ascone appellate,
Che mostran tradimenti e guerre, e lite,
E morte di gran principi, e magnate:
Ed anche queste mai non son mentite.
Sì che a me par, per quel ch’io intendo e veggio,
Che s’apparecchi quel ch’io dico, e peggio.
140 Quel che Gan con Marsilio abbi trattato,
Non so, ch’io non v’avea la mente volta;
Credo che sia quel ch’egli è sempre stato,
Però questa fatica mi sia tolta:
E so ch’un seggio è per lui preparato,
E s’io ho la sua vita ben raccolta,
Piangerà le sue colpe in sempiterno
Tosto l’anima trista nello inferno.
141 Diceva Malagigi: Tu m’hai detto
Un punto che mi tien tutto confuso,
Che il Figliuol tutto non sappi in effetto;
Io non intendo il tuo parlar qui chiuso.
Disse Astarotte: Tu non hai ben letto
La Bibbia, e parmi con essa poco uso;
Che, interrogato del gran dì il Figliuolo,
Disse che il Padre lo sapeva solo.
142 Or nota, Malagigi, se tu vuoi
Ch’io dica pur la mia diffinizione,
E domanda i teologi tuoi poi:
Voi dite: in una essenzia tre persone,
Ovvero una sustanzia, e così noi,
un atto puro sanza ammistione;
Però che questo di necessitate
Convien che sia quel che tutti adorate.
143 Un motor donde ogni moto deriva,
Un ordin donde ogni ordin sia construtto,
Una causa a tutte primitiva,
Un poter donde ogni poter vien tutto,
Un foco donde ogni splendor s’avviva,
Un principio onde ogni principio è indutto,
Un saper donde ogni sapere è dato,
Un bene donde ogni bene è causato.