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canto ventesimoquinto. 273

134 Un’altra cosa ti bisogna dire,
     Ch’io son da un pensier tutto smarrito,
     E non posso la mente mia chiarire:
     Tu sai che Carlo di Francia è partito;
     Di questa andata che debbe seguire,
     Se Orlando in Roncisvalle fia tradito;
     E quel che fece il traditor di Gano
     A Siragozza col gran re Pagano.

135 Disse Astarotte: A giudicare è scuro,
     S’io non pensassi tutta questa notte,
     E non sarebbe il giudicio sicuro,
     Chè le strade del ciel son per noi rotte;
     Noi veggiam come astrolagi il futuro,
     Come tra voi molte persone dotte,
     Chè non camperebbe uomo nè animale,
     Se non che corte abbiam tarpate l’ale.

136 Dir ti potrei del Testamento Vecchio,
     E ciò che è stato per lo antecedente;
     Ma non viene ogni cosa al nostro orecchio,
     Perch’egli è solo un primo onnipotente
     Dove sempre ogni cosa in uno specchio,
     Il futuro e ’l preterito, è presente:
     Colui che tutto fe’, sa il tutto solo,
     E non sa ogni cosa il suo Figliuolo.

137 Però dir non ti posso, s’io non penso,
     Quel che debbe seguir di Carlo Mano:
     Sappi che tutto questo aire è denso
     Di spirti, ognun con l’astrolabio in mano,
     E ’l calcul tutto, e ’l taccuin remenso;
     Minaccia il ciel di qualche caso strano,
     E sangue e tradimento e guerra e storpio,
     Però che Marte angulare è in Scorpio.

138 E perchè meglio intenda, in ascendente
     Si ritruova congiunto con Saturno,
     Nella revoluzion tanto potente,
     Che non fu tanto alle guerre di Turno;
     Questo dimostra occisione di gente,
     E quanti casi terribil mai furno,
     E mutazion di stati e di gran regni:
     E non soglion mentir mai questi segni.