104 E che con le sue man l’angiol Michele
Gli cinse quella spada Durlindana,
E fecel cavalier di Dio fedele,
Che difendessi la fede cristiana;
Benchè alcun dica, più dolce che méle,7
Che fu san Giorgio e la Fata Morgana:
Ma credi qualche cosa sia di questo,
Perchè la pruova lo fa manifesto.
105 Orlando è uom che non are’ paura
Di Marte, se venisse con sua insegna,
E farà cose il dì sopra natura,
Ch’animo cesareo nel suo cor regna;
Ed anche ci bisogna aver qui cura
A Ulivier, ch’io credo con lui vegna,
Ed arà seco forse il conte Anselmo,
Che miglior cavalier non s’allaccia elmo.
106 Però secento mila combattenti
De’ miglior della Spagna ti bisogna:
E non sia ignun che consigli altrimenti,
Ch’Orlando so ti farebbe vergogna:
Parmi da far certi provedimenti,
E non ti paia cosa che si sogna;
Chè chi vuol quelle gente pigliar tosto,
Come le pecchie gli pigli col mosto.
107 Però si mandi innanzi caricati
Di vino e vettovaglia assai cammelli,
Che come e’ fieno un poco riscaldati,
Al primo assalto vinceranno quelli;
Tanto che i primi Pagan fien tagliati,
Poi torneranno di leoni agnelli;
Pur la seconda schiera fia ancor rotta:
La terza, no: tu vincerai allotta.
108 Ma fa’ che in Roncisvalle sien per tempo,
Prima che ignun la corazza s’affibbi,
Chè non aram così d’armarsi tempo,
E sconteranno e datteri e’ zibibbi;
Chè se le cose si faranno a tempo,
Gli uomini son sanza arme come nibbi:
Salvo ch’Orlando e’ paladin faranno
Cose che scritte non si crederranno.