109 Nella città chi può si fuggì drento,
E furon presto le porte serrate,
E cominciorno a far provvedimento,
Come le mura lor fussin guardate;
Chè d’uscir fuor non avean più ardimento.
Lasciam costoro e l’altre gente armate:
E’ ci convien tornare un poco a Carlo,
Che non si vuol però dimenticarlo.
110 Carlo in Parigi nella sua tornata
Meridiana volse rimandare
A Carador, che l’ha tanto aspettata,
E lei più in Francia non volea già stare,
Da poi ch’Ulivier suo l’avea lasciata:
Morgante volle questa accompagnare,
E finalmente, dopo alcun dimoro
Rappresentolla al gran re Caradoro.
111 E pochi giorni con lei dimoroe,
Perchè e’ voleva andar verso Soria,
Dov’era Orlando, e licenzia piglioe,
E sol soletto si messe per via:
Meridiana al partir lo pregoe,
Che l’avvisassi d’Ulivier che sia,
E ritornassi qualche volta a quella,
Che rimanea scontenta e meschinella.
112 Giunto Morgante un dì sur un crocicchio,
Uscito d’una valle e d’un gran bosco,
Vide venir di lungi per ispicchio
Un uom che in volto parea tutto fosco.
Dette del capo del battaglio un picchio
In terra, e disse: Costui non conosco;
E posesi a sedere in su ’n un sasso,
Tanto che questo capitoe al passo.
113 Morgante guata le sue membra tutte
Più e più volte dal capo alle piante,
Che gli pareano strane, orride e brutte:
Dimmi il tuo nome, dicea, viandante:
Colui rispose: Il mio nome è Margutte,
Ed ebbi voglia anch’io d’esser gigante,
Poi mi penti’ quand'a mezzo fu’ giunto;
Vedi che sette braccia sono appunto.