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canto ventesimoquinto. 255

44 Queste colonne son significate
     Per le sei Fede, e quella d’oro è prima
     L’altre, secondo poi la qualitate,
     Di grado in grado più e men si stima;
     Quivi son le carattere segnate,
     Di cui convien ch’ogni anima s’imprima,
     E la Fede sua elegga in questo chiostro
     Prima che infusa sia nel corpo nostro.

45 Gli spiriti che guardan questo loco,
     Mentre l’anime passano, ognun priega;
     Elle sen vanno come uccello a giuoco,
     Volgonsi a quella ove il desio le piega;
     Perchè ancor semplicette sanno poco,
     Ma pur libero arbitrio non si niega;
     Quella che abbraccion, poi la fede è loro:
     Beato a quel ch’abbracciato arà l’oro.

46 Io parlo per parabola, chi intende,
     Ch’io so che tu se’ pur quel Gano antico,
     A cui bianco per nero non si vende,
     E non si scambia il dattero col fico;
     Ma sopra tutto un giusto amor raccende,
     Di riveder sì caro e vero amico:
     E ringrazio colui che t’ha mandato,
     Non so se Carlo o dal Cielo ordinato.

47 Poi che il parlar tra costor fu finito,
     E partito il gran popol saracino,
     Il conte Gan con gran corte n’è ito
     Al bel palazzo del re Bianciardino:
     Marsilio fece un solenne convito
     L’altra mattina ordinar nel giardino,
     E Gan vi venne e portò quella vesta
     Che gli donò, per far più allegra festa.

48 Ma drento nella mente sua lavora
     Un pensier ch’era amaro, oscuro e fosco;
     E dicea: Che farò? pentomi ancora:
     Questo peccato, poi ch’io lo cognosco,
     Tanto è più grave; e già s’appressa l’ora.
     Ma l’anima avea già beuto il tosco:
     E non isperi ignun con Dio concordia,
     Passato il segno di misericordia.