4 Abbraccia Orlando poi quel fraudolente,
E innanzi che la pace si conchiuda,
Lo domandò, se gli avea a dir niente,
Che gli scrivessi; e trafelava e suda,
Tante abbracciate fa viziatamente;
Poi baciò Ulivier come fe’ Giuda,
Ed appiccossi com’una mignatta,
E disse: Questa sia per pace fatta.
5 Sorrise, e disse fra sè il Borgognone:
O rabi, ave. Io so che tu ne menti.
Il duca Namo, e ’l savio Salamone,
Ottone, e gli altri parean malcontenti;
Ed ebbon sempre ferma opinione,
Che Gan pensassi a nuovi tradimenti:
Ed avean detto il lor parere a Carlo,
Che non dovessi a 'gnun modo mandarlo.
6 Ma benchè questa andata ognun pur danni,
Lo imperator non vi ponea l’orecchio;
Chè quando egli è barbato per molti anni,
Convien che molto possi un error vecchio;
E par di sè medesimo s’inganni,
Chi s’è sempre veduto in uno specchio:
Era il tempo venuto al tristo pianto,
Che Malagigi avea predetto tanto.
7 Pareva a Carlo a suo modo dipingere
Un uom, com’era Gan, da queste pratiche,
Da saper ben dissimulare e fingere,
Dove a trattar s’avea cose rematiche;
E ’l traditor si faceva sospingere,
Mostrando omai che gli pesi le natiche,
Ch’era pur vecchio e molto cagionevole;
Sì che la scusa parea ragionevole.
8 E dicea: Manda il figliuol di Milone,
A trattar queste cose della Spagna,
Ch’a lui più crederrà Marsilione.
E non dicea dove sta la magagna,
Che questo tordo avea bianco il groppone,
Da rimanere alla pania o la ragna;
Cioè prigion da non lasciare in fretta:
E mostrògli più volte la civetta.