Pagina:Pulci - Morgante maggiore II.pdf/237

234 il morgante maggiore.

124 Trasson le spade, e dettonsi ben mille
     Colpi in sull’arme, e fér mirabil prove,
     E non si vide mai se non faville,
     Che volavan talvolta insino a Giove;
     Ma la battaglia è fra ’l Troiano e Achille,
     Chè l’uno e l’altro d’arcion non si muove:
     Sicchè laudar si potea questo e quello,
     Chè molto è pareggiato il lor duello.

125 Intanto tutto il campo s’abbaruffa;
     Comincia d’ogni parte la battaglia:
     E bisognò che lasciassi la zuffa,
     Chè già tutta la gente si travaglia:
     Orlando allor fra le squadre si tuffa
     De’ Saracini, e chi frappa e chi taglia;
     Tanto ch’ognun gli volgeva le chiappe,
     Però che il cul gli facea lappe lappe.

126 Già era Antea nella battaglia entrata,
     Lasciato Orlando, e trovato Ulivieri,
     Ed avea seco la mischia appiccata;
     Ma sempre non si cade del destrieri:
     E benchè l’arme sua abbi incantata,
     Si spiccò dalla zuffa volentieri;
     E riscontrossi con Gan di Maganza,
     Che fece il tristo e ’l cagnaccio all’usanza

127 E lasciossi cader come un ribaldo;
     Guarda se sa ancor far la bagattella,
     O se questa è ben serpe di ceraldo;
     Ma presto fu riposto in su la sella:
     Gualtieri da Mulion, Avolio, Arnaldo,
     Angiolin tra’ Pagani ognun martella,
     Avino, Ottone e ’l signor di Brettagna,
     Ognun nel sangue volentier si bagna.

128 E chi arebbe creduto che 'l vecchione
     Carlo tener non si potessi in posa?
     Credo che da Dio fussi spirazione:
     La bella spada chiamata Gioiosa
     Tanti ne fèsse il dì sopra l’arcione,
     Che la terra si fece sanguinosa:
     E da quel giorno poi lo imperatore
     Questa spada mai più non trasse fore.