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canto ventesimoquarto. 229

99 E diventoron due gran cerracchioni
     Co’ rami intorno dal vento fiaccati:
     Or fate lima lima a’ mocciconi,
     Che così tosto si sono impaniati!
     E’ volevon menar pure i bastoni,
     Ma non potean, chè sono avviluppati;
     Gridavon forte con urla feroce,
     Che tutto il campo stordiva alla voce.

100 Disse Malgigi: Andate loro addosso,
     Ch’io non posso altro far con la mia arte.
     Il perchè Orlando il primo si fu mosso,
     E drieto a lui molta gente si parte:
     Ed accostârsi al macchion folto e grosso
     Con lance e dardi, e frugavan da parte;
     Ed ognun par che si studi e punzecchi,
     Ma bisognava turarsi gli orecchi.

101 Già era tutto il popol di Parigi
     Corso di fuori al rumore a vedere;
     Ma poi che pure alla fine Terigi
     Questi giganti non vede cadere,
     Fe’ come savio, e corse in San Dionigi;
     E sanza in terra scender del destriere,
     Calò giù presto una lampana, e prese
     Un torchio, e ’l fuoco in un tratto v’accese.

102 Or chi sentissi mugghiare i giganti,
     Giurato arebbe, tanto erano in cruccio,
     Che fussin quivi i demon tutti quanti;
     Ma ritornato Terigi in un succio
     Col torchio, ognun s’allargava davanti;
     Ed accostato come al capannuccio,
     Il fuoco a questi appiccava dintorno;
     E così in fummo in un punto n’andorno.

103 Questi non furon Sidrac o Misacche,
     A mio parere, al tempo di Nabucco,
     Chè ’l fuoco al cul non rispiarmò le lacche,
     Come Dio volse, e non parve ristucco
     Da portar l’acqua con le salimbacche:
     Dunque Terigi è de’ Cristiani il cucco:
     Chè, se’ giganti rovinavan giue,
     Arebbon morti cento uomini o piue.