19 Or chi vorrà insegnare al traditore
Commetter qualche scandol, qualche frodo,
Sarà come chi insegna al buon sartore
Tener l’anello in dito, o fare il nodo;
Non è guarito Gan del peccatore,
E scrisse al re Marsilio in questo modo:
Salute in prima al gran signore Ispano
Manda il suo caro umíl servitor Gano.
20 Tu vuoi, Marsilio, far come fa quello
Che giuoca a scacchi, e pensa d’un bel tratto,
E poi che l’ha veduto, d’un più bello
Ricerca, e non gli basta scaccomatto:
Il lupo vuol far pace coll’agnello,
E che si scriva per suo dato e fatto;
E statico il monton sia dato e’ cani,
E tu sarai quel desso e’ tuoi Pagani.
21 Loica non è questa, ognun la intende,
Salvo che Bianciardin, che tu mandasti;
Il qual forse costì del senno vende,
Ma qui non n’arrecò tanto che basti:
Non so come le cetere or distende;
Ma perchè molto me lo commendasti,
Io feci più che tu non hai richiesto,
E conferi’ quel che non era onesto.
22 E dissi pur che non credessi a Namo,
E molto meno al duca di Bretagna,
Ch’ognun ha sotto l’esca il fuoco e l’amo:
E’ si pensò recarne in man la Spagna:
E’ m’incresce che qua noi ne ridiamo,
E presto arai la pace alle calcagna;
Cioè Orlando, il nipote di Carlo,
Che tutti siam d’accordo a coronarlo.
23 Tu hai pur tanto tempo combattuto
Con Carlo, che oramai debbi sapere,
Che vorrebbe dal ciel qualche tributo,
Poi che Fiovo suo ebbe le bandiere;
O forse Bianciardino è troppo astuto,
E non ti lascia ogni cosa vedere:
Però, se appresso a te quel savio tiensi,
Fa che tu anche come savio pensi.