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canto ventesimoterzo. 203

29 Lasciali pure andare a lor cammino:
     Avevon già passata una montagna
     Di notte, e come apparve poi il mattino
     Vidon molti Pagan per la campagna;
     Disse Rinaldo: O giusto Iddio divino,
     Che gente è questa sì feroce e magna?
     Or ti conosco, car mio Fuligatto,
     Non mi lasciar, fratello, a questo tratto.

30 Disse colui: Non creder ch’io ti manchi:
     Morte da te mi può divider solo;
     Dove tu andrai sarotti sempre a’ fianchi:
     Andiam pur presto assaltar questo stuolo;
     Chè io per me gli stimo men che i granchi.
     Ecco il signor che innanzi viene a volo:
     Fannosi incontro a questo capitano
     E ’l salutorno; e così fe’ il Pagano.

31 Domandorno il Pagan com’egli ha nome:
     Rispose: Io son Dulivante Pilagi:
     A Saliscaglia vo a posar le some,
     Perchè Rinaldo e’ suoi fratei malvagi
     Offeso m’hanno, non ti dico come,
     Datoci morte e tormenti e disagi,
     Ed or si vanno con le dame a spasso;
     Ma insin di qua si sentirà il fracasso.

32 Cotesta alfana per Macon m’attaglia.
     Disse Rinaldo: Ed a me il tuo cavallo.
     Disse il Pagan: Proviangli alla battaglia:
     Disse Rinaldo: Suona pur, ch’io ballo.
     Io vo’ ch’ella mi porti a Saliscaglia,
     Tu farai innanzi vi sia più d’un callo.
     Io vi sarò, e farò mia vendetta.
     Disse Rinaldo: Come n’hai tu fretta?

33 E’ fu sempre un ribaldo, un traditore.
     Disse Rinaldo: Io me ne maraviglio;
     Sentito ho ragionar del suo valore:
     Non gli saresti, Pilagi, famiglio.
     Dunque tu vuoi pigliarla per suo amore?
     Disse Rinaldo: E per suo amor la piglio.
     Piglia del campo, rispose il Pagano;
     E volse un suo morel tutto balzano.