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canto ventesimosecondo. 193

254 E fu di Chiaramonte il cavaliere.
     Rinaldo legge, e diceva: D’Angrante
     Orlando nel tal tempo quel guerriere
     Ci liberò dal gran re Galigante,
     Che in campo d’oro portava un cerviere;
     E per memoria dell’opre sue sante,
     Uccider quel crudel nimico ed acro,
     Gli fece il popol questo simulacro.

255 Rinaldo lacrimò, veggendo Orlando,
     Per tenerezza, e con lui si ragiona,
     Dicendo: Ovunque io vo peregrinando,
     Per tutto il mondo la tua fama suona;
     E dipartissi da lui lacrimando.
     Rappresentossi innanzi alla Corona:
     Questa reina è bella e giovinetta,
     E chiamasi per nome Filisetta.

256 Vide Rinaldo, e dopo le salute
     Lo domandò dove il camin suo tiene;
     Chè così peregrino uom di virtute
     Giudicò questo, e parvegli uom dabbene.
     Rinaldo rispondea le cagion sute
     Del suo venire, e di che parte viene;
     E com’egli è Rinaldo, ch’è mandato
     Dall’Angel, che così gli ha comandato.

257 Filisetta sapea la sua prodezza;
     Veggendolo, stupia di maraviglia
     Dell’atto fiero e della sua grandezza;
     E disse: Orlando tuo ben ti simiglia;
     Re Galigante per la sua fierezza,
     Come tu vedi, abbandonò la briglia:
     Chè so che in piazza la statua vedesti
     Di bronzo, e quelle lettere leggesti.

258 Questa città da lui fu liberata,
     Ed a perpetua di questo memoria
     L’immagine sua qui vedi scultata,
     Che fia del vostro sangue eternal gloria;
     Ma Fuligatto m’ha ben ristorata,
     Che tutto questo paese martoria:
     Non vuol che ignun si spicchi di coloro,
     Ed evvi il mio marito tra costoro;