Pagina:Pulci - Morgante maggiore II.pdf/193

190 il morgante maggiore.

239 Già era capitato nel deserto:
     Ecco apparire un cavaliere armato,
     Il caval tutto di piastre ha coperto,
     Col falcon nello scudo e in ogni lato;
     Tal che Rinaldo il conobbe di certo:
     Questo era Gan che l’ha tanto cercato,
     E ’nginocchiossi, e perdon gli chiedeva,
     E d’Aldinghier con gran pianto diceva.

240 Rinaldo d’Aldinghier gl’incresce tanto,
     Che non potea sua morte perdonare;
     Alla risposta soprastette alquanto.:
     I peregrin cominciorno a pregare:
     Poi che tu vedi, barone, il suo pianto,
     Piacciati il cor volere umiliare,
     Veggendo quanto umìl si raccomanda,
     Per quello Dio che peregrin ti manda.

241 Tanto ch’al fin Rinaldo gli perdona.
     Gan si tornò per la via ch’è venuto:
     Ecco un romor che per l’aria risuona:
     Gente che fuggon, domandando aiuto;
     E innanzi a tutti un cavaliere sprona,
     E come egli ebbe Rinaldo veduto,
     Gridava: Peregrin, fuggite a drieto,
     Però che in qua si va contro a divieto.

242 A gran fatica noi scampati siáno
     Dalle man di quel diavol maladetto,
     Ed io, che innanzi fuggo, son Cristiano,
     E son ferito a morte drento al petto.
     Disse Rinaldo: Cavalier sovrano,
     Chi è questo diavol che tu hai detto?
     È Fuligatto, rispondeva quello,
     se vai più oltre, potresti sapello.

243 Egli ha fatto oggi cose troppo strane,
     E’ porta sotto un cuoio serpentino,
     Ed una spada che è più ch’a due mane,
     Lo scudo d’osso, questo malandrino;
     E dà picchiate, ti so dir, villane,
     Ed ha già morto forse un pellegrino;
     Un baston porta, che pare una trave,
     Che dicon trentacinque libbre è grave.