64 Nè prima detton tra le schiere drento,
Che si vedeva sbaragliar la gente;
Ch’egli eran quattro lupi in un armento,
E pur s’alcun non fugge, se ne pente,
Ch’ogni cosa abbattevon come un vento:
E inverso il gonfalon subitamente,
Dove è il Soldan, con gran furor n’andorno;
Or qui le spade ben s’insanguinorno.
65 Era il Soldan sopra un caval morello,
Co’ mamalucchi suoi quivi ristretto;
Giunson costoro insieme a un drappello,
Gridando: Muoia il Soldan maladetto!
Ma come il Veglio ha conosciuto quello,
Prese una lancia, e posesela al petto,
E disse: Io vo’ veder se la tua morte
Si serba a me per distino o per sorte.
66 Quando il Soldan vide abbassar la lancia,
Subito anch’egli il suo caval moveva,
Perch’e’ vedeva che costui non ciancia,
E nello scudo del Veglio giugneva;
Pensò passargli la falda e la pancia:
L’asta si ruppe, come il ciel voleva,
E in molti pezzi per l’aria trovossi,
Chè quel che è distinato tòr non puossi.
67 Ebbe pur luogo alfin la visione,
Ch’una montagna gli cadeva addosso:
Chè, come il Veglio allo scudo gli pone,
Subito lo passò, ch’era pur grosso,
E la corazza, e lo sbergo, e ’l giubbone
Che è di catarzo,6 e poi la carne e l’osso;
E con la furia del caval l’urtoe,
Tanto ch’addosso al Soldan rovinoe.
68 Ma il caval si rizzò del Veglio tosto;
Quel del Soldan col suo signore è in terra,
E morto l’uno e l’altro a giacer posto:
Così il giudicio del ciel mai non erra;
Era così preveduto e disposto.
Or qui fu quasi finita la guerra:
Morto il Soldano, ognun verso le porte
Correva sbigottito di tal morte.