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14 il morgante maggiore.

64 Nè prima detton tra le schiere drento,
     Che si vedeva sbaragliar la gente;
     Ch’egli eran quattro lupi in un armento,
     E pur s’alcun non fugge, se ne pente,
     Ch’ogni cosa abbattevon come un vento:
     E inverso il gonfalon subitamente,
     Dove è il Soldan, con gran furor n’andorno;
     Or qui le spade ben s’insanguinorno.

65 Era il Soldan sopra un caval morello,
     Co’ mamalucchi suoi quivi ristretto;
     Giunson costoro insieme a un drappello,
     Gridando: Muoia il Soldan maladetto!
     Ma come il Veglio ha conosciuto quello,
     Prese una lancia, e posesela al petto,
     E disse: Io vo’ veder se la tua morte
     Si serba a me per distino o per sorte.

66 Quando il Soldan vide abbassar la lancia,
     Subito anch’egli il suo caval moveva,
     Perch’e’ vedeva che costui non ciancia,
     E nello scudo del Veglio giugneva;
     Pensò passargli la falda e la pancia:
     L’asta si ruppe, come il ciel voleva,
     E in molti pezzi per l’aria trovossi,
     Chè quel che è distinato tòr non puossi.

67 Ebbe pur luogo alfin la visione,
     Ch’una montagna gli cadeva addosso:
     Chè, come il Veglio allo scudo gli pone,
     Subito lo passò, ch’era pur grosso,
     E la corazza, e lo sbergo, e ’l giubbone
     Che è di catarzo,6 e poi la carne e l’osso;
     E con la furia del caval l’urtoe,
     Tanto ch’addosso al Soldan rovinoe.

68 Ma il caval si rizzò del Veglio tosto;
     Quel del Soldan col suo signore è in terra,
     E morto l’uno e l’altro a giacer posto:
     Così il giudicio del ciel mai non erra;
     Era così preveduto e disposto.
     Or qui fu quasi finita la guerra:
     Morto il Soldano, ognun verso le porte
     Correva sbigottito di tal morte.