142 Chiaristante credette un uom di paglia
Trovar che si lasciassi il mantel tòrre,
E con gran furia par ch’Orlando assaglia,
E ruppe la sua lancia in una torre.
Orlando gli passò corazza e maglia
D’un colpo, che non fe’ mai tale Ettorre,
Ch’arebbe ben passato una giraffa,
E non si disputò più della staffa.
143 Come caduto fu giù Chiaristante,
Disse: Baron, per grazia ti domando,
Chi tu ti sia, Cristiano o Affricante,
Il nome tuo mi venga palesando;
Io tolsi a un signor qua di Levante,
Ch’andato è per lo mar poi tapinando,
Greco appellato, di buona dottrina,
Questa città per forza e per rapina.
144 Credo ch’io muoia per questo peccato,
Chè così vuol la divina giustizia,
E Macometto è quel che t’ha mandato,
Per punir questo, ed ogni mia tristizia.
Orlando del cavallo è dismontato,
E ’l popol pieno intorno è di letizia,
E disse nell’orecchio al Saracino:
Sappi ch’io sono Orlando paladino.
145 Rispose Chiaristante: Io ti perdono,
Da poi che s’io dovevo pur morire,
Dal più franco guerrier del mondo sono
Ucciso; e non potè più oltre dire.
Il popol si levò tutto a un tuono,
Come e’ fu morto, quel corpo a schernire;
E non pareva ignun contento o sazio,
Se non faceva di lui qualche strazio.
146 Chi gli mordeva il braccio e chi le mani,
Chi lo pelava, chi ’l petto gli straccia;
Pareva una lepretta in mezzo a’ cani,
Come veggiam talvolta presa a caccia,
Così mordean costui questi Pagani;
Chi lo calpesta, e chi gli sputa in faccia,
Dicendo: Ora è venuta l’ora e ’l punto,
Che ’l tuo peccato t’ha, traditor, giunto.