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128 il morgante maggiore.

107 E ’l simigliante a Orlando apparì,
     L’angiol dicendo: Orlando, che farai?
     Sappi ch’Astolfo tuo capitò qui,
     E presto sano e salvo il troverrai;
     Non passerà da ora il sesto dì;
     Che domattina di qui partirai:
     Non ti dolere, o baron giusto e pio,
     Come tu fai, che ciò non piace a Dio.

108 Orlando la mattina risentito,
     Subito a Vegliantin mette la sella;
     Intanto a lui ne veniva il romito,
     E dicegli dell’angiol la novella,
     Sì come in vision gli era apparito,
     Mentre che si dormia nella sua cella;
     E molta reverenzia gli facìa.
     Orlando l’abbracciò, poi si partia.

109 E dirizzossi giù per un vallone,
     Dove ha trovato un orribil serpente,
     Che s’azzuffava con un bel grifone:
     Orlando a questo fatto pose mente,
     E piacegli veder la lor quistione;
     Ma quel grifone alfin resta perdente,
     Perché il serpente gli avvolge la coda
     Un tratto al collo, e con essa l’annoda.

110 Parve il grifone a Orlando sì bello,
     E mai più forse non avea veduto,
     Che terminò d’aiutar questo uccello;
     E con un ramo di faggio fronduto
     Dette al serpente, e liberato ha quello,
     E ’l suo nimico giù morto è caduto:
     Donde il grifon ne va per l’aria a volo;
     Orlando, al suo cammin pensoso e solo.

111 Poco più oltre quattro gran lioni
     Trovava, e Vegliantin tutto è adombrato
     Quando ha veduti questi compagnoni;
     L’uno ad Orlando ne vien difilato,
     Apre la bocca e distende gli unghioni.
     Orlando Durlindana nel costato
     Gli cacciò tutta, fuor che l’elsa e ’l pome;
     Gli altri l’assalton, non ti dico come.