107 E ’l simigliante a Orlando apparì,
L’angiol dicendo: Orlando, che farai?
Sappi ch’Astolfo tuo capitò qui,
E presto sano e salvo il troverrai;
Non passerà da ora il sesto dì;
Che domattina di qui partirai:
Non ti dolere, o baron giusto e pio,
Come tu fai, che ciò non piace a Dio.
108 Orlando la mattina risentito,
Subito a Vegliantin mette la sella;
Intanto a lui ne veniva il romito,
E dicegli dell’angiol la novella,
Sì come in vision gli era apparito,
Mentre che si dormia nella sua cella;
E molta reverenzia gli facìa.
Orlando l’abbracciò, poi si partia.
109 E dirizzossi giù per un vallone,
Dove ha trovato un orribil serpente,
Che s’azzuffava con un bel grifone:
Orlando a questo fatto pose mente,
E piacegli veder la lor quistione;
Ma quel grifone alfin resta perdente,
Perché il serpente gli avvolge la coda
Un tratto al collo, e con essa l’annoda.
110 Parve il grifone a Orlando sì bello,
E mai più forse non avea veduto,
Che terminò d’aiutar questo uccello;
E con un ramo di faggio fronduto
Dette al serpente, e liberato ha quello,
E ’l suo nimico giù morto è caduto:
Donde il grifon ne va per l’aria a volo;
Orlando, al suo cammin pensoso e solo.
111 Poco più oltre quattro gran lioni
Trovava, e Vegliantin tutto è adombrato
Quando ha veduti questi compagnoni;
L’uno ad Orlando ne vien difilato,
Apre la bocca e distende gli unghioni.
Orlando Durlindana nel costato
Gli cacciò tutta, fuor che l’elsa e ’l pome;
Gli altri l’assalton, non ti dico come.