Pagina:Pulci - Morgante maggiore II.pdf/125

122 il morgante maggiore.

77 Orlando, benchè ognuno abbi paura,
     Ed Ulivieri e gli altri tenien forte
     Colei, che si divora per l’arsura,
     Che a poco a poco la conduce a morte,
     Come si distruggea quella figura,
     Tanto che tosto aperte fien le porte:
     Parea ch’a forza l’anima si svella,
     E come Meleagro7 ardessi quella.

78 E finalmente morta si distende,
     Come fu quella immagine distrutta:
     Allor Malgigi del palagio scende,
     E l’aria rischiarata era già tutta:
     E ciascun grazia a Malagigi rende,
     Che spenta ha questa cosa così brutta,
     E liberati da tormento e affanno,
     Ed alcun giorno a riposarsi stanno.

79 Un dì non si potè tenere Alardo,
     Che non dicessi come il fatto era ito
     D’Astolfo, che facea sì del gagliardo:
     Rinaldo, quando questo ebbe sentito,
     Lo dileggiava e chiamaval codardo:
     Tanto ch’Astolfo si tenne schernito,
     E per isdegno e per grand’ira caldo,
     Trasse la spada per dare a Rinaldo.

80 Rinaldo si scostò dicendo: Matto,
     Che vuoi tu fare? io intendo riguardarti,
     Com’io t’ho riguardato più d’un tratto;
     Ma da qui innanzi di questo atto guarti.
     Orlando gli dispiacque questo fatto,
     E disse con Rinaldo: Tu ti parti,
     Per Dio, dalla ragion, ch’Astolfo nostro
     Più che fratello amor sempre ci ha mostro.

81 E mancò poco che non l’appiccava
     Orlando con Rinaldo la schermaglia,
     Se non che pur Rinaldo si chetava,
     Chè sa, quand’ e’ s’adira, quel che e’ vaglia:
     Astolfo tanto di ciò s’infiammava,
     Che in qua ed in là come un leon si scaglia;
     E dipartissi la seguente notte,
     E tutte loro imprese ha guaste e rotte.