2 I forestieri e tutti i terrazzani
Ognun si rappresenta in su la piazza.
Era a veder la ciurma de’ Pagani
Cosa parte mirabil, parte pazza:
Mai non si vide tanti uomini strani,
Di tante lingue e d’ogni nuova razza;
Disse Rinaldo: In piazza ce n’andiamo,
E tutta questa gente sbaragliamo.
3 Mettono in punto l’arme e’ lor destrieri;
Lo ’mperador fa intanto diceria:
Chi si vanta di voi, buon cavalieri,
Di vendicarmi della ingiuria mia,
Io gli darò città, che fieno impèri,
E sempre arà di qua gran signoria,
Gente e tesoro, a tutte le sue voglie,
E la mia figlia sposerà per moglie.
4 Levossi ritto il gran Can di Gattaia,
E disse: Io sarò quello, imperadore;
Che s’io dovessi ucciderne a migliaia,
Al conte Orlando vo’ cavar il cuore;
E così gli altri ognun si vanta e abbaia
Uccider pure Orlando il traditore:
Ed alza il sangue in parole due braccia,
E chi più teme è quel che più minaccia.
5 Rinaldo in su la piazza il primo viene.
Can di Gattaia, come l’ha veduto,
Disse: Baron, s’io ti conosco bene,
Ch’al soprassegno t’ho riconosciuto;
Per Macometto, ancor rider mi tiene,
Che tu credevi e’ ti fussi creduto,
A chieder soldo con quattro poltroni
A misura di crusca o di carboni.
6 Disse Rinaldo: S’io chiesi per cento,
A questa volta io ne vo’ due cotanti;
E s’egli è ver quel che da molti sento,
Tu se’ fra questi il primo che ti vanti
Di far tante vendette o fumo o vento;
Se vuoi giostrar con meco, fàtti avanti.
Can di Gattaia, come questo intese,
Turbato tutto, una gran lancia prese.