72 Quel che tu hai fatto, io me ne dolgo forte,
E forse punirotti del tuo errore,
Di que’ Pagani a chi data hai la morte.
Rispose Orlando: Famoso signore,
Tutti saremo venuti alla corte,
Per fare il nostro debito e ’l tuo onore,
A vicitar la tua magnificenzia,
S’avessi avuta tanta pazienzia.
73 Ma tu ci mandi all’albergo a pigliare,
Come i ladron c’hanno con loro i furti:
Non ci lasci due dì sol riposare,
Ch’appena nel tuo porto savam surti:
Se Macon certo ciò veniva a fare,
Morto l’aremmo co’ morsi e cogli urti,
Più tosto che venir come ladroni
A corte in mezzo di venti ghiottoni.
74 Che noi siam Persiani, abbi per certo:
Cercando andiam della ventura nostra,
E non sappiam s’ella è più in un deserto,
Che in un giardino o nella terra vostra.
E già molto disagio abbiam sofferto;
Andiam per quella via che ’l ciel ci mostra,
Nè tradimento facciamo a persona:
Io lascio or giudicare a tua Corona.
75 Lo ’mperador gli piacque Orlando tanto,
Quanto e’ sentissi uom mai parlar discreto,
E disse: Io so ch’i’ ho trascorso alquanto;
Ma se voi andate alla ventura drieto,
Io vo cercando doglia, angoscia e pianto,
E non ispero omai d’esser più lieto;
Io ho perduto tutto il mio conforto,
Dall’ora in qua che ’l mio figliuol fu morto.
76 E benchè tutto il mondo qua in aiuto,
Come tu vedi, venga a mia vendetta,
Chè vedi il popol già che c’è venuto,
E tante nave in punto qua si metta,
Non riarò però quel c’ho perduto,
Con tutto il mio tesoro e la mia setta;
E vestirò pur sempre oscuro e negro,
Come tu vedi, e mai più sarò allegro.