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78 il morgante maggiore.

89 Come tu vedi, caro fratel mio,
     Amor pur preso alfin m’ha co’ suo’ artigli;
     Non posso più celar questo desio;
     Non so che farmi o che partito pigli:
     Così sia maladetto il giorno ch’io
     Vidi costei: che fo? che mi consigli?
     Disse Rinaldo: Se mi crederai,
     Di questo loco ti dipartirai.

90 Lascia la dama, marchese Ulivieri:
     Non fu di vagheggiar nostra intenzione,
     Ma di trovare il Signor del Quartieri39;
     E ’l simigliante diceva Dodone:
     Tanto si cerchi per tutti i sentieri,
     Che noi troviamo il figliuol di Millone:
     Ulivier consentia contra sua voglia,
     Chè lasciar Forisena avea gran doglia.

91 E poi che fu dopo alcun dì guarito,
     Così Dodone insieme40 s’accordaro
     Lasciar Corbante per miglior partito,
     E che si facci de’ lor nomi chiaro,
     Sì ch’e’ possi saper chi l’ha servito;
     Ed oltre a questo ancor deliberaro
     Tentar se il re volessi battezarsi
     Col popol suo, e tutti Cristian farsi.

92 Avea Corbante fatti torniamenti,
     E giostre41 e balli, e feste alla Moresca
     Per onorar costor colle sue genti;
     Ed ogni dì nuove cose rinfresca,
     Perchè partir da lui possin contenti:
     Ma a Ulivier pur par che ’l suo amor cresca.
     Finalmente Rinaldo un dì chiamava
     Il re Corbante, e in tal modo parlava.

93 Serenissimo re, fu il suo latino42,
     Perchè da te ci teniamo onorati
     (Questo gli disse in parlar saracino),
     Sempre di te ci sarem ricordati;
     E poi ch’egli è così voler divino,
     Che i nomi nostri ti sien palesati,
     Io son Rinaldo, e fui figliuol d’Amone,
     Bench’io m’appelli il guerrier del lione.