59 Ed Ulivieri ancor fece orazione,
Raccomandossi al Salvator divino:
Dinanzi andava il feroce lione,
Verso la fiera teneva il cammino;
Drieto seguiva Rinaldo e Dodone:
Era a vedere il popol saracino,
Chi in sulle mura, e chi presso alle porte,
Desiderando all’animal la morte.
60 E la fanciulla con faccia serena
Era salita in sur una bertesca32;
Disse Rinaldo: Vedi Forisena,
O Ulivier, che di te par gl’incresca,
Amore è quel ch’a vederti lei mena.
Ulivier disse: La danza rinfresca33;
Tu hai disposto di darmi oggi noia;
Attendiam pur che questa fiera muoia.
61 Dicea Rinaldo: Sarai tu sì crudo,
Che tu non guardi questa damigella?
Tu non saresti d’accettar per drudo;
Che crederestu far, se la donzella
Avessi in braccio per tua targa o scudo,
Atterreresti tu la fiera, o quella?
Disse Ulivier: Tu se’ pur per le ciance,
E qua sa d’altro già che melarance34.
62 E come e’ disse questo, il lion mostra
Il serpente, che fuoco vomitava.
Disse Ulivier: Questa è la dama nostra,
E di vederla, Rinaldo, mi grava.
Disse Rinaldo: O Ulivier, qui giostra
Venere e Marte; e di nuovo cianciava.
La vipera crudel tosto si rizza,
E fuoco e tosco per bocca gli schizza.
63 Parea che l’aria e la terra s’accenda,
Rinaldo aveva spugna con aceto,
E tutti, perchè il fiato non gli offenda;
E disse: O animal poco discreto,
Che pensi tu, che no’ siam tua merenda,
Poi che tu vieni in qua contra divieto?
E detto questo, del cavallo scese,
E così fece Dodone e ’l marchese.