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canto quarto. 69

44 Com'egli è dì, se ne viene alle porte:
     Se da mangiar non gli è portato tosto,
     Col tristo fiato ci conduce a morte:
     Convien ch’un uom gli pogniam là discosto.
     Questa fanciulla23 gli è tocca la sorte,
     E ’l padre suo di mandarla ha disposto:
     Il popol grida, e quella fiera rugge,
     Tanto ch’ognun per paura si fugge.

45 Credo che sia sol pe’ nostri peccati,
     Perchè Corbante uccise un suo fratello,
     Che fu tra noi de’ cavalier nomati
     Il più savio, il più giusto, forte e bello;
     Noi consentimmo a tutti questi aguati,
     Però che il regno apparteneasi a quello:
     La vipera è venuta a purgar certo
     Questo peccato, e rendeci tal merto.

46 Ed è tra noi chi tiene opinione,
     Che lo spirito suo drento vi sia
     In questa fiera, di questo garzone.
     Disse Rinaldo: Di tua cortesia
     Io ti ringrazio, aiutiti Macone
     Da questa fiera fella e tanto ria;
     Ma dimmi, Saracin, questa donzella
     Com' ella è giovinetta, e s’ell' è bella?

47 Disse il Pagan: Non domandar di questo,
     Chè non si vide mai cosa sì degna;
     Un atto dolce, angelico e modesto,
     Di virtù porta e di beltà l’insegna;
     Ne’ quindici anni entrata, e va pel resto.24;
     Il popol pur di camparla s’ingegna:
     Se tu credessi quella bestia uccidere,
     Tu puoi far conto il reame dividere.

48 Disse Rinaldo: Io non cerco reame,
     Io n’ho lasciati sette in mio paese;
     Io mi diletto un poco delle dame;
     Se così bella è la figlia cortese,
     A quella fiera taglierò le squame.
     E poi si volse al famoso marchese,
     E disse: Andianne, chè la dama è nostra,
     Alla città che ’l Saracin ci mostra.