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62 il morgante maggiore.

9 E 'l leon par che con lui s’accapigli,
     E colle branche e co’ denti lo roda,
     Ed or pel collo or nel petto lo pigli:
     Il drago avvolta gli aveva la coda,
     E presol colla bocca e cogli artigli,
     Per modo tal che da lui non si snoda:
     E non pareva al lione anco giuoco,
     Quando per bocca e’ vomitava fuoco.

10 Baiardo cominciò forte a nitrire,
     Com'e’ conobbe il serpente da presso:
     Vegliantin d’Ulivier volea fuggire,
     Quel di Dodon si volge a drieto spesso,
     Chè ’l fiato del dragon si fa sentire;
     Ma pur Rinaldo innanzi si fu messo,
     E increbbegli di quel lion, che perde
     Appoco appoco, e rimaneva al verde4.

11 E terminò di dargli al fin soccorso,
     E che non fussi dal serpente morto:
     Baiardo sprona e tempera col morso,
     Tanto che presso a quel drago l’ha porto,
     Che si studiava co’ graffi e col morso,
     Tal che condotto ha il lione a mal porto;
     Ma invocò prima l’aiuto di sopra,
     Che cominciassi sì terribil opra.

12 E adorando, sentiva una voce,
     Che gli dicea: Non temer, baron dotto,
     Del gran serpente rigido e feroce;
     Tosto sarà per tua mano al di sotto.
     Disse Rinaldo: O Signor mio, che in croce
     Moristi, io ti ringrazio di tal motto;
     E trasse con Frusberta a quel dragone,
     E mancò poco e’ non dètte al lione.

13 Parve il lion di ciò fusse indovino,
     E quanto può dal serpente si spicca,
     Veggendosi in aiuto il Paladino:
     Frusberta addosso al dragon non s’appicca,
     Perchè il dosso era più che d’accia’ fino:
     Trasse di punta, e il brando non si ficca,
     Che solea pur forar corazze e maglie,
     Sì dure aveva il serpente le scaglie.