9 E 'l leon par che con lui s’accapigli,
E colle branche e co’ denti lo roda,
Ed or pel collo or nel petto lo pigli:
Il drago avvolta gli aveva la coda,
E presol colla bocca e cogli artigli,
Per modo tal che da lui non si snoda:
E non pareva al lione anco giuoco,
Quando per bocca e’ vomitava fuoco.
10 Baiardo cominciò forte a nitrire,
Com'e’ conobbe il serpente da presso:
Vegliantin d’Ulivier volea fuggire,
Quel di Dodon si volge a drieto spesso,
Chè ’l fiato del dragon si fa sentire;
Ma pur Rinaldo innanzi si fu messo,
E increbbegli di quel lion, che perde
Appoco appoco, e rimaneva al verde4.
11 E terminò di dargli al fin soccorso,
E che non fussi dal serpente morto:
Baiardo sprona e tempera col morso,
Tanto che presso a quel drago l’ha porto,
Che si studiava co’ graffi e col morso,
Tal che condotto ha il lione a mal porto;
Ma invocò prima l’aiuto di sopra,
Che cominciassi sì terribil opra.
12 E adorando, sentiva una voce,
Che gli dicea: Non temer, baron dotto,
Del gran serpente rigido e feroce;
Tosto sarà per tua mano al di sotto.
Disse Rinaldo: O Signor mio, che in croce
Moristi, io ti ringrazio di tal motto;
E trasse con Frusberta a quel dragone,
E mancò poco e’ non dètte al lione.
13 Parve il lion di ciò fusse indovino,
E quanto può dal serpente si spicca,
Veggendosi in aiuto il Paladino:
Frusberta addosso al dragon non s’appicca,
Perchè il dosso era più che d’accia’ fino:
Trasse di punta, e il brando non si ficca,
Che solea pur forar corazze e maglie,
Sì dure aveva il serpente le scaglie.