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52 il morgante maggiore.

58 Disse Rinaldo: Apparecchiato sono.
     Brunoro allor gli raccontava il fatto:
     Questa badia s’è messa in abbandono,
     Perchè due miei fratelli furo a un tratto
     Fatti morir, sanza trovar perdono;
     Ond’io sentendo sì tristo misfatto,
     Venuto sono a vendicarli, e preso
     L’abate ho qui, da cui mi tengo offeso.

59 Se la ragion tu di’ che suoi difendere,
     Tu doveresti aiutar me per certo;
     Ed a me par che tu mi vogli offendere:
     Onor t’ho fatto, aspettando buon merto.
     Disse Rinaldo: Falso è il tuo contendere;
     Io ti dirò quel ch’io n’intendo aperto:
     Con un sol bue, io non son buon bifolco;
     Ma s’io n’ho due, andrà diritto il solco.

60 Se due campane, l’una odi sonare,
     E l’altra no; chi può giudicar questo,
     Qual sia migliore? io odo il tuo parlare,
     Vorrei da quello abate udire il resto.
     Disse Brunoro: E questo anco a me pare.
     Venne l’abate, appiccato al capresto,
     E liberato fu della prigione,
     Perchè potesse dir la sua ragione.

61 Disse Brunoro: Io ho detto a costui
     L’oltraggio che da te ho ricevuto;
     Contato gli ho come diserto fui
     Pe’ tuoi consigli da chi t’ha creduto:
     Or tu le ragion tue puoi dire a lui,
     Che mi pare uomo assai giusto e saputo.
     Disse l’abate: Or l’altra parte udite,
     A voler ben giudicar nostra lite.

62 Io mi posavo in queste selve strane;
     E’ suoi fratelli ognidì mi faceano
     A torto mille ingiurie assai villane,
     E spesso i faggi e le pietre sveglieano;
     Hanno più volte rotte le campane.
     E de’ mie’ frati con esse uccideano:
     Convennemi alcun tempo comportargli,
     Chè forze non avea da contrastargli.