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canto terzo. 45

23 Dicea Rinaldo: Caro cugin mio,
     Poi che tu se’ di questa vita uscito,
     Sanza te, lasso, che farei più io?
     Ed Ulivier piangea tutto smarrito.
     Carlo pregava umilemente Iddio
     Pel suo nipote tutto sbigottito,
     E maladia quel dì, che di sua corte
     E’ si partì, ch’a Gan non diè la morte.

24 Piangeva il savio Namo di Baviera,
     E Salamon ne facea gran lamento;
     Bastò quel pianto per insino a sera,
     Ch’ognun pareva fuor del sentimento;
     E Gan fingea con simulata cera:
     Ma risentito alla fine Chimento
     Levossi, e confortò costor, pregando
     Che non piangessin come morto Orlando.

25 Dicendo: Orlando sta di buona voglia:
     E tutti per sua parte salutoe:
     Io ’l trovai nel deserto di Girfoglia,
     Ch’ad una fonte per caso arrivoe,
     Dove un altro corrier mi diè gran doglia,
     Ma nella fonte annegato restoe:
     Che lo mandava qui Gan traditore,
     Per far morire il Roman Senatore.

26 Gridò Rinaldo: Questo rinnegato
     Distrugge pure il sangue di Chiarmonte,
     Come tu vuoi, o Carlo mio impazzato.
     Gan gli rispose con ardita fronte,
     E disse: Io son miglior in ogni lato
     Di te, Rinaldo, e del cugin tuo conte.
     Rinaldo disse: Per la gola menti,
     Chè mai non pensi se non tradimenti.

27 E volle colla spada dare a Gano:
     Gan si fuggì, ch’appunto il conosceva.
     Bernardo da Pontier suo capitano
     Irato verso Rinaldo diceva:
     Rinaldo, tu se’ uom troppo villano:
     Allor Rinaldo addosso gli correva,
     E ’l capo dalle spalle gli spiccava,
     E tutti i Maganzesi minacciava.