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canto secondo. 39

venale, che i Greci dicevano ἀποσκενάρια λέγειν.

25. mangiato avean in sogno. Cioè colla immaginazione, ma non in fatto; mangiar de’ sogni vale non aver da mangiare.

24. badigliava a gran bocconi. Apriva sì la bocca per introdurvi grossi bocconi, che pareva uom che sbavigli.

25. come ermellini. Cioè senza impedimento, liberi e franchi. L’Ermellino è animale molto snello, simile quasi alla Donnola, per cui i Greci lo chiamarono γαλῆ λευκή, cioè Donnola bianca. — bagattini. Moneta antica veneziana, e corrispondeva nel valore al picciolo fiorentino, cioè alla quarta parte di un quattrino.

26. aranno fatto gala. Far gala significa sguazzare, stare allegramente; indulgere genio.

31. dal ciel nel centro. Nell’Inferno, che secondo Papia, San Gregorio e altri, è posto nel centro della massa terrestre; onde gli antichi crederono che i vulcani fossero gole o specie di pozzi che comunicassero coll’Inferno, e che le eruzioni di quelli fosser come un traboccamento del fuoco di quello.

32. carcame. Scheletro. Si dava questo nome anche a un ornamento d’oro e di gioie che le donne portavano in capo a guisa di ghirlanda, ed era una specie di ciò che chiamasi ora francescamente Bandeau.

34. gavigne. Son quelle parti del collo fra il ceppo dell’orecchie e i confini delle mascelle. Da gavigne, aggavignare, pigliar per le gavigne, che volgarmente dicesi pigliar per il collo.

38. Che nel mondo è certe buche. I crateri appunto de’ vulcani, come ho di sopra accennato. — E non so chi v’andò per Euridice. La favola d’Orfeo e d’Euridice è notissima, nè fa mestieri ripeterla. — Minosse. Re di Creta, che celebrato in vita per somma giustizia, fu dopo morte finto giudice nell’Inferno, e assegnatore delle pene alle anime, secondo il grado di loro colpe. Finge Dante che egli dia i suoi giudizii coi movimenti della coda, avvolgendosela intorno alla persona tante volte quante bolge vuole che le anime cadan giù:

Giudica, e manda seconda che avvinghia.

39. Caron. Ha Voluto il Poeta dare a questa Stanza un suono aspro e rude, per imitare il linguaggio infernale; ma quanto non sta ella al di sotto della inimitabile ottava del Tasso:

Chiama gli abitator dell’ombra eterne cc.

40. spulezzo. Spulezzare vale fuggir con grandissima fretta; e spulezzo è l’atto dello spulezzare, præceps fuga.

41. ir per la piana. Figuratamente, e vale: non cercar mai del pericolo, quando puoi cansarlo. E certo non è coraggio, ma sventataggine l’esporsi volontariamente e senza necessità ad alcun pericolo; quant’è poi bello il non temerlo per giusta cagione:

Chè un bel morir tutta la vita onora.

come micci. Miccio significa lo stesso che Asino, e si suole anche comunemente dire: «Si son picchiati come ciuchi.»

44. Pagania. Vale Paganesimo in generale, e anche, siccome in questo luogo, paese abitato da Pagani.

46. ciuffa. Acciuffa, acchiappa.

48. mendico. Che va cercando il sostentamento uscio per uscio. Mendicare vale durar fatica a conseguire una cosa, onde chi dura fatica a parlare si dice che mendica le parole; ma il suo significato più comune è andare elemosinando, ostiatim sibi victum quærere; onde Dante disse:

Mendicando la vita a frusto a frusto.
                              Parad., Canto VI.

53. chiere. Per chere, dal verbo antico cherere, cercare.

54. Gli orecchi debbon cornarvi qua spesso. Cornare significa suonare il corno; e cornar gli orecchi vale sentirvi dentro alcuno zufolamento, o fischio; il che dicesi, per baia, accadere quando taluno è rammentato, e si parla di lui in luogo lontano.