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canto secondo. 35

64 Io vi dirò la mia disavventura,
     S’alcun rimedio sapessi trovarmi;
     Io ardo tutto, per la mia sciagura,
     D’una fanciulla, e non so più che farmi;
     Due volte abbiam provato l’armadura,
     Ogni volta ha potuto superarmi,
     Sì che da lei vituperato sono,
     E messo ho la speranza in abbandono.

65 Egli è ben, vero ch’i' ho qui tanta gente,
     Che mi darebbe il cuor di superarla:
     Ma non sarebbe onor certanamente37;
     Chè colla lancia intendo d’acquistarla:
     S’alcun di voi sarà tanto potente,
     Ch’a corpo a corpo credessi atterrarla,
     Ricomperrollo38 ciò ch’i' ho nel mondo;
     Chè basta a me sol lei, poi son giocondo.

66 Orlando disse: Noi ci proveremo,
     Ognun ci adoperrà tutta sua possa;
     E credo pure al fin noi vinceremo,
     Se femina sarà di carne e d’ossa.
     Disse il pagano: Ogni cosa diremo;
     Prima che la fanciulla facci mossa,
     Manda in sul campo sempre un suo fratello,
     Molto gagliardo e gentil damigello.

67 E per nome si chiama Lionetto,
     Ed è figliuol del gran re Caradoro,
     E non adora alcun più Macometto,
     Che sia sì forte per più mio martoro:
     E la sorella, ch’io v’ho prima detto,
     Per cui sol ardo, mi distruggo e moro,
     Gentile, onesta, anzi cruda e villana,
     Sappi che chiamata è Meridiana.

68 E veramente è come ella si chiama,
     Perchè di mezzodi par proprio un sole.
     Io innamorai di questa gentil dama,
     Non per vista, per atti o per parole;
     Ma per le sue virtù, ch’udi’ per fama,
     O ver che ’l mio destin pur così vuole:
     E da quel giorno in qua ch’amor m’accese,
     Per lei son fatto e gentile e cortese.