124 Il Saracin talvolta alza la mazza,
E dice: Aspetta, ch’io ti forbo il nifo;17
Il paladin rispondea: Bestia pazza,
Che dirai tu se col brando lo schifo?
E ritrovava a costui la corazza,
Tanto che spesso scontorceva il grifo;
Ma non poteva colpirlo all’elmetto,
Però che allato gli pare un fiaschetto.
125 E Salicorno per la sua grandezza
Alcuna volta la mazza fallava:
Un tratto mena con tanta fierezza,
Che, giunto a vòto, in terra rovinava.
Orlando volle mostrar gentilezza:
Lieva su; disse; e ’l Pagan si levava,
E disse: Dimmi, cavalier da guerra,
Per che cagion non mi feristi in terra?
126 Tu debb’esser per certo un uom gentile,
Di nobil sangue, tu non puoi negarlo;
Tu non volesti darmi come vile;
Se lecito, barone, è quel ch’io parlo,
Dimmi il tuo nome. Orlando come umile
Rispose: Io son nipote del re Carlo,
Orlando di Milon figliuol d’Angrante,
Nimico d’Appollino e Trivigante.
127 Sentendo Salicorno dire Orlando,
Cominciò il cuore a tremargli e la mano,
E disse: Onde venuto, o come, o quando,
Se’, paladino, in questo luogo strano?
Non vo’ con teco operar mazza o brando,
Ch’io so che ’l mio poter sarebbe vano:
Da ora innanzi sia come tu vuoi,
Chè la battaglia è finita tra noi.
128 Odo che ’l fior se’ di tutti i Cristiani,
E che tu se’ fatato per antico:
Io vo’ più tosto trovarmi alle mani
Col tuo cugin, ch’è molto mio nimico,
E vendicarmi d’assai casi strani:
E vo’ che mi prometta come amico,
Quando col tuo Rinaldo tu sarai,
Per qualche modo me n’avviserai.