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374 il morgante maggiore.

124 Il Saracin talvolta alza la mazza,
     E dice: Aspetta, ch’io ti forbo il nifo;17
     Il paladin rispondea: Bestia pazza,
     Che dirai tu se col brando lo schifo?
     E ritrovava a costui la corazza,
     Tanto che spesso scontorceva il grifo;
     Ma non poteva colpirlo all’elmetto,
     Però che allato gli pare un fiaschetto.

125 E Salicorno per la sua grandezza
     Alcuna volta la mazza fallava:
     Un tratto mena con tanta fierezza,
     Che, giunto a vòto, in terra rovinava.
     Orlando volle mostrar gentilezza:
     Lieva su; disse; e ’l Pagan si levava,
     E disse: Dimmi, cavalier da guerra,
     Per che cagion non mi feristi in terra?

126 Tu debb’esser per certo un uom gentile,
     Di nobil sangue, tu non puoi negarlo;
     Tu non volesti darmi come vile;
     Se lecito, barone, è quel ch’io parlo,
     Dimmi il tuo nome. Orlando come umile
     Rispose: Io son nipote del re Carlo,
     Orlando di Milon figliuol d’Angrante,
     Nimico d’Appollino e Trivigante.

127 Sentendo Salicorno dire Orlando,
     Cominciò il cuore a tremargli e la mano,
     E disse: Onde venuto, o come, o quando,
     Se’, paladino, in questo luogo strano?
     Non vo’ con teco operar mazza o brando,
     Ch’io so che ’l mio poter sarebbe vano:
     Da ora innanzi sia come tu vuoi,
     Chè la battaglia è finita tra noi.

128 Odo che ’l fior se’ di tutti i Cristiani,
     E che tu se’ fatato per antico:
     Io vo’ più tosto trovarmi alle mani
     Col tuo cugin, ch’è molto mio nimico,
     E vendicarmi d’assai casi strani:
     E vo’ che mi prometta come amico,
     Quando col tuo Rinaldo tu sarai,
     Per qualche modo me n’avviserai.